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Una storia di frontiera per Castellitto a Gorizia (Il Piccolo 05 set)

GORIZIA. Di Gorizia, il regista Alessandro Angelini, ha serbato un’immagine frammentaria ma straordinariamente viva: la visione di un lenzuolo bianco, di una terra in mezzo a due popoli che per anni non sono stati in grado di conoscersi, abbracciarsi, fondersi, come forse avrebbero voluto. In dicembre, per tre settimane, l’autore del pluripremiato «L’aria salata» sarà nella nostra regione per girare alcune scene di «Alzati e cammina», la sua seconda fatica cinematografica.

La trama racconta di un padre, l’attore Sergio Castellitto, che sulla scia della morte del figlio viene coinvolto in una storia drammatica, ambientata tra Gorizia, una clinica di Grado e i casinò di Nova Gorica. «Ho trattenuto, di queste terre, la fotografia d’un posto rimasto impresso nella mia memoria: quello del “lenzuolo bianco” – racconta Alessandro Angelini, vincitore del Roma Film Festival 2007 – una zona di confine dove la storia è ancora tutta da scrivere, in cui le persone, che per anni sono state costrette a vivere divise, appaiono contemporaneamente vicine e lontanissime».

Le riprese, a cura di Bianca srl, verranno allestite in collaborazione con la Film commission del Friuli Venezia Giulia, ma già oggi (dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19 al Palazzo del Cinema di Piazza Vittoria 41) la Galaxia di Gorizia effettuerà una prima selezione per alcuni importanti ruoli (per informazioni: 0481/82289). Il casting, che non riguarda le comparse, punta a rintracciare attori maggiorenni con esperienza teatrale o cinematografica (si cercano inoltre un attore tra i 28 e i 35 anni e un’attrice tra i 18 e i 35 di origine balcanica o dell'Est Europa).

«Sono capitato qui per “colpa” del Premio Amidei – racconta il regista – e quando ho visto questi luoghi sono rimasto profondamente colpito. La mia è infatti una storia di frontiera non solo geografica ma anche psicologica: narro di un uomo che perde tutto e con un gesto estremo riesce a rimettersi in piedi, recuperando la strada di casa. Per farlo deve allontanarsi da Ostia, la città in cui vive, e trovare una persona per lui molto importante. Mi piace il paesaggio aspro di Gorizia, rappresenta ciò che io voglio raccontare: la difficoltà di guardarsi negli occhi, di capirsi al di là del ceto sociale, del colore della pelle».

Il protagonista è uomo di mezza età che fino a quel momento ha vissuto senza farsi troppe domande, senza guardare oltre il proprio naso. «La mia speranza – conclude – è che le persone escano dal cinema guardando con occhi diversi chi sta loro attorno. Vorrei si creasse un momento di riflessione su ciò che oggi sono diventati i rapporti umani: tutt’un mordi e fuggi, un continuo usa e getta, senza più la necessità di capire l’altro o di farsi capire».

Tiziana Carpinelli

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