FIUME La scelta dell’isola di Veglia (Krk) quale ubicazione del rigassificatore da realizzare in Croazia è stata «consacrata» in via definitiva dai rappresentanti delle massime istituzioni del Paese. Tutto è avvenuto nel corso di una riunione svoltasi a Zagabria e dedicata alla strategia energetica croata.
Oltre alle massime cariche dello Stato e del governo, alla seduta hanno preso parte anche i componenti del gruppo di esperti al quale nel febbraio scorso era stato affidato il compito di indicare la località più adatta per accogliere il rigassificatore, nella terminologia ufficiale indicato come «Terminal Lng» o «Adria Lng» (da «Liquefied natural gas»).
Come già emerso alcuni mesi fa, sull’ubicazione più opportuna non ci sono più dubbi. A detta del gruppo multidisciplinare di esperti, la località che sotto i profili tecnico, economico e geografico meglio si addice al rigassificatore è quella di Castelmuschio (Omišalj), sull’isola quarnerina. Per l’esattezza, il Terminal Lng dovrebbe collocarsi tra il porto petroli dell’oleodotto Janaf e il complesso petrolchimico Dina, che avrebbe già confermato anche la disponibilità a mettere a disposizione una parte dell’area di sua proprietà.
Prima di ufficializzare in via definitiva la scelta di Castelmuschio sarà tuttavia necessario procedere ancora alle indispensabili valutazioni tecniche dettagliate nell’area prescelta ed effettuare anche uno studio di impatto ambientale. Stante la disponibilità delle amministrazioni regionale e municipale ad accogliere sul proprio territorio il rigassificatore, sotto questo aspetto non dovrebbero però esserci sorprese.
L’area di Castelmuschio è stata scelta dal gruppo di esperti fra un novero di addirittura 13 possibili ubicazioni, cinque delle quali subito. Tra le otto rimaste in lizza, le due più appropriate erano risultate una sulla costa orientale dell’Istria (nell’Albonese) e, appunto, l’isola di Veglia. Quest’ultima nettamente preferita dai tecnici che, fin dall’inizio, non hanno mai mancato di sottolineare come a trarre profitto dal rigassificatore, oltre al petrolchimico Dina, potrebbe essere anche una pletora di altre industrie dell'area quarnerino-liburnica. L’energia liberata dal gas naturale liquefatto, scaricato dalle metaniere e immagazzinato a -162 gradi centigradi, dovrebbe infatti costituire l'input per una serie di attività, industriali e non, che ne trarrebbero diretto beneficio attraverso l’abbattimento dei costi.
Sulla base di accordi presi mesi orsono, a costruire il futuro terminal per lo sbarco e la distribuzione del gas naturale liquefatto dovrebbe essere un consorzio internazionale costituitosi sulla base di un’iniziativa congiunta tedesca, croata, austriaca, francese, ceca e slovena. Del consorzio Adria Lng (prima sede a Malta, poi trasferita a Zagabria) fanno parte la tedesca E.On Ruhrgas, l’austriaca Omv, la ceca Rwe Transgas, la francese Total e la slovena Geoplin. I soci croati sono invece la Ina (idrocarburi, con una forte partecipazione della Mol ungherese) e quindi, con fette minori, la Hep (azienda elettrica di Stato) e la Plinacro (estrazione e distribuzione del metano estratto al largo delle coste istriane). Alla parte croata spetterebbe una quota azionaria pari al 25 per cento (alla Ina il 14% e alla Hep il 10).
Il progetto del rigassificatore, con annessi depositi di stoccaggio per 10-15 miliardi di metri cubi di gas all’anno, dovrebbe comportare investimenti per circa 700 milioni di euro. Le forniture di gas arriverebbero via mare, tramite metaniere, provenienti dall’area caspico-caucasica e dal Qatar. L’impianto di Castelmuschio, infine, potrebbe anche fungere da «centro distributivo» per un’ampia serie di utenze europee grazie a un gasdotto che, dal Quarnero, si inoltrerebbe verso il territorio sloveno e Trieste. Una diramazione verso nord, invece, sboccherebbe in territorio ungherese. (f.r.)