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Un albero genealogico del dolore

Invio questa mia nella speranza che Claudio possa riceverla. Non conoscendolo mi è un po' difficile iniziare un discorso. Mi piacerebbe poter avviare una corrispondenza per poter parlare di molte cose con una persona descritta così meravigliosa.

Figlia di esuli, che non hanno mai parlato del loro passato, lasciando noi figli  "nell'ignoranza" di quanto è successo veramente, ma soprattutto di quanto hanno sofferto in silenzio, ho perso tutti e due i miei genitori. Sto cercando di ricostruire un minimo di albero genealogico (difficilissimo) per sapere come era fatta la mia famiglia ma soprattutto per capire il dolore, la sofferenza che i nostri genitori non ci hanno raccontato per risparmiarci dolore e non scatenare forse odio.

Se  Claudio vorrà scrivermi sarei molto contenta.

Un abbraccio

SILVANA

 

Passo dopo passo ci si cerca inesorabilmente per abbattere quel muro di ostracismo verso sé stessi.

Sì, riconosciamo il nostro dolore ma dobbiamo prendere atto che anche i profughi erano giovani e pieni di speranze, che sono state falciate da un dolore inspiegabile (non razionalizzato ma vissuto con motivazioni ben precise), seppellito poi per decenni in una memoria ostile.

Cara nuova amica Silvana, sapessi quante volte anch’io ho tentato di ricostruire le origini della mia famiglia… Magari fosse stato un prestante albero genealogico! Sembrava una fragile piantina con diversi rami rotti o privi di germogli…
Una volta la mia vita era condita da una tristezza che compariva e spariva in modo incerto, solo perché la mia testa non riusciva a decifrare le risposte dei miei amati genitori.

Da molto tempo mi reputo un privilegiato. Ricerco i miei simili. E meno male che il mio cuore sfugge alle trappole dell’odio e del rancore.

Mi auguro di poterti rileggere ancora. E grazie ancora per il tuo contatto molto gradito.

Una sincera stretta di mano.

 

Claudio

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