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Ugussi, storia e cultura italiana in Istria (Voce del Popolo 24 lug)

ROMA – Definirla “solo” ed esclusivamente letteratura degli italiani di Istria e Quarnero – anche se tale è indubbiamente, in quanto espressione di un territorio, con tutto il suo background storico-culturale – è quasi svilire la sua importanza. Sarebbe più indicato considerala una dimensione della cultura italiana ed europea, e in quanto tale farla conoscere e valorizzare al di là dei confini che la Storia ha frapposto tra lo Stivale e la penisola istriana. Abbattuta la “cortina di ferro” che separava anime di un medesimo continente e di una civiltà, sono crollati anche altri “muri”, e si assiste con piacere, negli ultimi anni, all’eliminazione dei resti dei vari ostacoli che, in oltre mezzo secolo, hanno diviso l’Europa, il Mediterraneo, l’Adriatico.

Il merito è anche di una schiera di intellettuali impegnati in una delicata opera di “ricucitura”. Uno di questi è il professor Christian Eccher, con un dottorato di ricerca alla Sapienza di Roma, lettore di italiano presso la Facoltà di Filologia di Novi Sad. Da un po’ di tempo a questa parte Eccher si sta occupando della nostra letteratura dal 1945 ad oggi, con la convinzione che la letteratura non può essere condotta a un fatto esclusivamente nazionale, ma considerata veicolo d’incontro tra culture differenti, che permette di sviscerare gli avvenimenti storici. Dopo averla “scoperta” di persona, Eccher sta cercando di svelare il volto dell’Istria a quanti rimane ancora sconosiuto, un incognita. Il suo primo approccio con la realtà italiana della regione è con Claudio Ugussi, Giacomo Scotti, Nelida Milani.

E a Ugussi, scrittore, poeta e artista, nato a Pola, ma che oggi vive e crea a Buie, Eccher ha dedicato un corposo saggio pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista quadrimestrale di letteratura contemporanea, “Avanguardia” (numero 43, Roma 2010), diretta da Francesca Bernardini Napoletano e Aldo Mastropasqua. Si tratta di una pubblicazione i cui contenuti sono rivolti a un pubblico di professori e di appassionati: firme autorevoli propongono nuove e interessanti letture critiche di scrittori; ci sono interventi e percorsi interpretativi di natura filosofica e letteraria; numerosi ed interessanti studi, approfondimenti e le riflessioni su diversi aspetti dell’arte e della cultura del ‘900.

Il saggio, intitolato “Le molteplici facce della storia: l’Istria di Claudio Ugussi”, ripercorre le tematiche e i tratti della complessiva produzione ugussiana, inquadrandoli nelle vicende italiane dopo il Trattato di Pace di Parigi del ‘47, quando l’Istria passa alla Jugoslavia di Tito e per i connazionali, oltre alla tragedia dell’esodo, si aprono periodi difficili di repressione e di condizionamenti. Le briglie del regime si allenteranno appena negli anni Ottanta e Novanta, con una proliferazione di opere e di autori italiani. Ed è in questa epoca che Ugussi compone e pubblica la maggior parte dei propri lavori, anche se il suo “esordio” in campo letterario e artistico risale ancora ai tempi dell’università. La sua arte riflette il clima di quegli anni. Come nota Eccher, citando la serie “Case nel silenzio”, i quadri di Ugussi comunicano sempre una sensazione lugubre e asfissiante.

E mentre le opere figurative si caratterizzano per il loro valore altamente allegorico, la prosa ugussiana presenta “descrizioni assolutamente lineari, in cui ai fatti narrati si affianca un’analisi lucida e precisa della situazione socio-politica istriana del secondo dopoguerra”. Perché, spiega Eccher, per Ugussi la pittura è “il mezzo tramite il quale veicolare pulsioni e paure inconsce, mentre la narrativa è il luogo privilegiato di espressione della ragion critica, ovvero dell’indagine adogmatica della realtà.” Nel suo articolo su “Avanguardia”, Eccher prende in esame soprattutto la prosa ugussiana, a partire dal romanzo autobiografico “La città divisa”, capolavoro di Ugussi, premiato a “Istria Nobilissima” nel 1983 e pubblicato in Italia da Campanotto, nonché la raccolta “Il nido di pietra” e altri racconti e poesie (“Gli ulivi”) confrontando la sua produzione con quella di alcuni dei massimi autori contemporanei italiani, soprattutto con Alberto Moravia. “La città divisa” di Ugussi ricorda molto lo stile asciutto e pulito che contraddistingue lo scrittore romano con lontane ascendenze dalmate (da parte materna), come pure “La poltrona” ugussiana risente delle atmosfere surreali di alcuni “Racconti romani” di Moravia.

In una quindicina di pagine Eccher svela e sviscera alcune delle molteplici facce di Ugussi e di una cultura italiana che l’esodo ha “amputato”, rispettivamente ha reciso una “civiltà secolare… usi, costumi, linguaggio, arti e mestieri, spartendosi in mille rivolti in Italia e per il resto del mondo”, come rilevato più volte dallo stesso scrittore e pittore istriano. È giunto il momento di ricomporre il mosaico e di ridefinire i contorni del quadro di una civiltà millenaria.

Ilaria Rocchi

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