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L’architettura fiumana ignorata (Voce del Popolo 24 lug)

BARCELLONA – È stata inaugurata ieri nella capitale catalana “La continuità nel modernismo”, mostra itinerante che racconta quasi cent’anni di storia dell’architettura in Croazia, a partire dagli anni Venti procedendo con il periodo socialista post-bellico per concludersi con il momento attuale. Un’esposizione pensata in tre tappe storico-stilistiche – dovuta all’azienda “Arhitekst” di Zagabria –, strutturata e raccontata in ottantotto pannelli che mettono in visione progetti esemplificativi firmati da una cinquantina di architetti croati. Per onor di cronaca rileviamo che l’esposizione ha già fatto tappa a Vienna, Skopje, Bucarest, Novi Sad, Amsterdam, Pecs, Sarajevo, Belgrado e Maribor.

Fiume, veniamo a sapere per bocca di Aleksandar Predojevic dell’ Arhitekst“, è presente “con i progetti del Ponte dei difensori croati, il WTC di Pecine, la Casa della Cultura Croata di Sušak, e il complesso del Palasport di Zamet; per cui Fiume è ‘coperta’”, conclude il nostro interlocutore.

Ora, ritenere che l’architettura fiumana del Novecento, o se vogliamo moderna, sia sufficientemente rappresentata e illustrata da quattro edifici di recentissima costruzione – tre dei quali a Sušak e uno alla periferia ovest della città – ci pare uno scherzo. È ben noto agli specialisti del settore che Fiume, architettonicamente parlando, rappresenta un unicum assoluto a livello di territorio di ex Jugoslavia per le sue costruzioni nello stile del razionalismo e funzionalismo degli anni Trenta, tanto da costituire una vera e propria ghiottoneria per gli estimatori e gli artefici dell’arte della costruzione.

L’elenco degli architetti e dei palazzi, ville, edifici pubblici che sorsero a Fiume tra le due guerre è troppo fitto, tuttavia, procedendo per sommi capi, non possiamo esimerci dal non ricordare un Enea Perugini, il quale, tra i tanti lavori, progettò pure il blocco di eleganti palazzi che, partendo dalla stazione ferroviaria, scorrono fino al Potok, come pure il Palazzo amministrativo della ROMSA, lo stadio di Cantrida, il mercato coperto e la Casa rionale (sede dell’ex comunità d’abitato) in Belvedere.

Come non menzionare un Bruno Angheben, autore del tempio votivo di Cosala e dell’imponente Scuola Manin (oggi Facoltà di Pedagogia), un Ugo Lado al quale si devono le ricercate architetture di parecchie ville di Costabella, in Calvario e in Via Vladimir Nazor; un Nereo Bacci, progettista delle case operaie ROMSA (di esemplare funzionalità), o Umberto Nordio a cui si deve il Grattacielo di Fiume, o ancora il tandem Yvonne Clerici-Giulio Romano autori del progetto del Palazzo dei partiti in via Ciotta, decorato internamente con gli affreschi del de Gauss, che successivamente furono cancellati…

Fortunatamente, gli storici dell’arte e gli architetti fiumani delle nuove generazioni, non lasciandosi condizionare o fuorviare da argomenti di natura politica e consci della portata di un tale patrimomio d’architettura e d’arte, hanno proceduto ad un’opera di minuziosa indagine scientifica mettendo in luce e valorizzando codesta eredità.

È vero che il funzionalismo e razionalismo architettonico di Fiume appartiene ad una sfera culturale di inconfondibile matrice italiana – e da qui la sua l’unicità su queste coordinate geografiche – ma se dovessimo procedere secondo un criterio d’eliminazione di tutte le influenze e apporti culturali “stranieri” alla realtà dell’odierna Croazia, staremmo freschi. Ad esempio, dovremmo incominciare “eliminando” la Perla del Quarnero, e via di seguito.

Certamente sarà scomodo per “certuni” dover prender atto che in “talune” città penetrarono e fruttificarono in maniera prorompente correnti culturali europee – in questo caso il funzionalismo e razionalismo nell’architettura – delle quali in “talatri” centri urbani vi furono tracce anche significative, ma quantitativamente più contenute. Ciò, magari, potrà turbare (ahiloro!) il primadonnismo ad oltranza di qualcuno, che tra l’altro va a tutto scapito pure di una mentalità scientifica onesta e obiettiva.

Ed è un ulteriore mortificazione e discriminazione per la città di Fiume in quanto urbe della Repubblica di Croazia che su Wikipedia, alla voce Architettura croata (da interdersi piuttosto come “in Croazia”, infatti si recita “Hrvatska arhitektura je arhitektura na podrucju današnje Republike Hrvatske”) ci si fermi alla secessione fiumana menzionando sì Pergoli, Ambrosini e Celligoi, ma ignorando nel modo più assoluto tutto il periodo funzionalista e razionalista del ventennio.

Possiamo anche comprendere certi “atavici imbarazzi”, tuttavia, magari con i dovuti distinguo, sarebbe doveroso rilevare un certo tipo di architettura fiumana che rientra nell’ambito del complesso e spesso multiculturale retaggio presente sul territorio della Repubblica di Croazia.

Patrizia Venucci Merdžo

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