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Tra Croazia e Serbia gelo sui desaparecidos – 18ott13

I problemi ci sono, inutile negarlo, possiamo però risolverli con un dialogo continuo. Ma ci vuole tempo. E impegno sincero. È stato questo il leitmotiv della visita in Serbia del presidente croato, Ivo Josipovic, iniziata ieri. Momento più atteso, il faccia a faccia con l’omologo serbo, Tomislav Nikolic, atteso soprattutto dopo le tensioni causate l’anno scorso dalle incaute dichiarazioni su Vukovar, definita città serba dal leader nazionalista di Belgrado appena eletto presidente. Dichiarazioni “punite” col boicottaggio della maggior parte dei leader politici balcanici, Josipovic in testa, della cerimonia d’insediamento di Nikolic.

Ieri, tuttavia, i due hanno provato a smorzare i toni, almeno parzialmente. «Posso constatare che i rapporti tra Serbia e Croazia» hanno raggiunto oggi «una nuova dimensione», sono stati compiuti passi importanti per «il miglioramento dei rapporti bilaterali», ha assicurato Nikolic. Rapporti che però, al momento, rimangono ancora influenzati dalle questioni aperte tra i due Paesi.

Da quella, sempre più calda, dei cartelli in cirillico da collocare in tutta la Croazia, Vukovar inclusa, al problema delle proprietà e dei diritti della minoranza serba oltreconfine, fino a quella più scottante delle reciproche cause per genocidio, che Zagabria sembra sempre più convinta da parte sua a non ritirare. Ed è proprio il problema delle cause quello che al momento sta facendo risalire la tensione.

«Da noi in Serbia, ma realisticamente anche in Croazia, quando due vicini litigano e si fanno causa, smettono di parlarsi», meglio chiudere la questione fuori dai tribunali per avere una pace duratura, questo il messaggio di Nikolic. Ma ora sembra difficile immaginare la Croazia accogliere il suggerimento. «Da quanto ne so, il governo» croato «non ha ancora preso una decisione definitiva» sul tema, ha rivelato ieri Josipovic. Tuttavia, «da parte croata sono attesi alcuni passi» della Serbia prima della deliberazione finale sulla causa contro Belgrado.

Quello più importante, il maggior problema «morale e di diritto», ha sottolineato con forza Josipovic, quello dei “desaparecidos” croati, oltre 1.600 persone scomparse durante il conflitto e di cui non si sa nulla. Prima si faccia luce sulla loro sorte, ha detto il presidente croato, poi sulla causa presentata davanti alla Corte internazionale di giustizia si vedrà, un compromesso forse è ancora possibile.

s.g. / www.ilpiccolo.it 17 ottobre 2013

 

 

 

L’arrivo di Josipovic a Belgrado (foto www.vesti-online.com)

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