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Ziberna chiede l’apertura degli archivi segreti di Belgrado – 18ott13

Gorizia, 17 ottobre 2013

Al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri
On.le Enrico Letta

Al Signor Vice Presidente del Consiglio dei Ministri
On.le Angelino Alfano

Al Ministro degli Affari Esteri
On.le Emma Bonino

Egregio Signor Presidente, egregio Signor Vice Presidente, gentile Signora Ministro,

il consolidamento dell’Unione Europea ed il suo allargamento ad altri paesi costituisce una delle priorità di questo Governo. Ciò è emerso anche nel recente vertice bilaterale Italia-Serbia ad Ancona, ove Vi siete incontrati con il premier serbo Ivica Dacic ed una nutrita delegazione di suoi ministri. In particolare è stato ribadito nella circostanza come l’Italia sia il principale sostenitore dell’ingresso della Serbia nell’Unione europea e come essa continuerà incessantemente a supportare l’avvicinamento il più rapido possibile della Serbia quale 29.ma stella della Ue.

Da parte sua il premier serbo Dacic ha parlato di Roma come miglior amico tra i paesi occidentali, sottolineando come Belgrado “se lo merita per gli sforzi fatti”. Sono consapevole della priorità degli aspetti economici nelle regole che disciplinano le relazioni tra gli stati, considerato soprattutto che l’Italia è divenuta primo partner commerciale di Belgrado.

Vi è un aspetto, però, su cui mi permetto di focalizzare la Vostra attenzione: la necessità di ottenere, da parte del governo serbo, l’apertura di quegli archivi a Belgrado per far uscire dalla segretezza i documenti che vi sono custoditi, e far emergere i documenti dell’ex Jugoslavia, fino a oggi rimasti nascosti, in modo da fare luce definitivamente sul dramma delle foibe e chiarire le troppe pagine ancora oscure degli anni che precedettero e seguirono le deportazioni, la loro pianificazione e le modalità con cui vennero attuate, le indicazioni precise sulla sorte dei deportati, molti dei quali anche a guerra finita; in quale foiba trovarono la morte, in quale campo di prigionia furono detenuti, o in quale fossa comune siano state poi gettate le loro spoglie mortali.

Non si chiedono processi a singole persone, anche perché i responsabili di queste stragi oggi quasi certamente non saranno più in vita, ma lo chiediamo per sapere dove poter poggiare un fiore e pregare i nostri morti. Solo da Gorizia furono ben 665 le donne e gli uomini sottratti a guerra finita alle loro famiglie con l’unica colpa di rappresentare un ostacolo alle velleità annessionistiche che il Maresciallo Tito nutriva sulle nostre terre. Sono passati 68 anni da quel maggio del 1945 quando le milizie fecero il loro ingresso a Gorizia aprendo i giorni del terrore, che non bastano a cancellare il dolore dei parenti e la rabbia per i silenzi che da decenni accompagnano questa pagina lacerante della storia del confine orientale.

Non possiamo ritenere che la Serbia entri in Europa senza aver aperto, come hanno fatto gli altri paesi, i suoi archivi ancora secretati ed a maggior ragione se si dichiara così amica dell’Italia e se essa riconosce l’essenzialità del ruolo italiano nel processo di adesione alla Ue.

Vi sarò grato, pertanto, se vorrete dare nuovo impulso ai contatti diplomatici per l’apertura degli archivi storici dell’ex Jugoslavia per favorire il lavoro degli studiosi e contribuire a far emergere nuove indicazioni sulla sorte dei deportati italiani, che furono relegati nei campi di prigionia o che trovarono subito la morte nelle foibe. Non possiamo credere che non si voglia spezzare questo assordante e doloroso silenzio!

Il comune modo di sentire in Italia è mutato su questi temi, sebbene sia drammatico constatare come l’80% degli italiani non conosca la storia dell’esodo e delle foibe. Segnale del nuovo orientamento senza dubbio è stata l’istituzione del Giorno del Ricordo, entrato in vigore con la legge del 30 marzo 2004. La legge recita: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Giorno del Ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Come noto la legge è stata votata in Parlamento con solo una ventina di voti contrari, tra Camera e Senato, dell’estrema sinistra.

Con questa legge lo Stato e le altre pubbliche istituzioni si sono affiancate alle Associazioni degli esuli giuliano dalmati nella acquisizione di una memoria collettiva, tenendo in vita il ricordo delle vicende che hanno portato 350 mila italiani ad abbandonare i territori passati dalla sovranità italiana a quella jugoslava alla fine della seconda guerra mondiale e di approfondire la riflessione storiografica sui temi legati a tali vicende.

Converrete come in questo contesto e per questi fini ciò che Vi chiedo costituisca un passo imprescindibile.

RingraziandoVi per l’attenzione e per ciò che voglio essere certo opererete nel senso auspicato nella presente lettera, Vi invio i miei migliori saluti rimanendo a Vostra disposizione per qualsiasi eventualità.

Rodolfo Ziberna
Vicepresidente gruppo consiliare Pdl alla Regione Friuli-Venezia Giulia

 

 

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