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Toth sulle impronte: Famiglia Cristiana non capisce (Aise 16 lug)

ROMA\ aise\ – "Evidentemente l’ispirazione cristiana non basta per aprire il cuore e la mente alla verità dei fatti e al conseguente giudizio obiettivo su di essi. Dopo aver ammesso di aver sbagliato negando che anche i governi democristiani attuarono la misura delle impronte digitali a migliaia di profughi giuliano-dalmati nell’anno di grazia 1949, l’editoriale di "Famiglia Cristiana" cerca di rimediare asserendo che v’è una bella differenza tra i rifugiati del dopoguerra e i bambini rom. Come se i rifugiati di allora fossero dei pericolosi criminali che davano da lavorare alla nostra polizia". È piuttosto duro il commento del presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Lucio Toth, all'editoriale apparso su "Famiglia Cristiana" e riguardante il rilevamento impronte digitali ai profughi giuliani e dalmati.
Secondo Toth, infatti, "Famiglia Cristiana" dimentica che "i profughi non erano "rifugiati" dall’Europa orientale comunista, ma cittadini italiani espulsi in 350mila da un territorio italiano con una pulizia etnica". Inoltre "in quella occasione anche ai bambini furono rilevate le impronte" e, comunque, "malgrado le condizioni disastrose dei campi profughi e la perdita di ogni risorsa, il tasso di criminalità tra i profughi giuliano-dalmati rimase pari a zero, cosicché tutta l’Italia poté ammirare la loro laboriosità e il loro rispetto della Legge".
"Per il resto", chiosa Toth, "non sta agli Esuli e alle loro associazioni giudicare i provvedimenti del Governo. Debbono solo testimoniare le loro sofferenze e le incomprensioni patite nella loro stessa Patria".
"Ma "Famiglia Cristiana" sa che gli uomini hanno anche una patria terrena "naturale", oltre a quella celeste?", si chiede infine il presidente dell’Anvgd, che conclude invitando i giornalisti di "Famiglia Cristiana" a leggere "le motivazioni contenute nel decreto pontificio del 3 luglio di beatificazione del parroco istriano don Francesco Bonifacio". (aise) 

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