Il libro, pubblicato da Antonio Mandese editore, narra il tema dell’Esodo visto in prima persona dall’autore, Virgilio Iacus, nato a Pola nel 1937 e da lì costretto ad andarsene nell’estate del 1946. La famiglia Iacus trovò una casa e una nuova vita a Taranto a partire dal 1947. Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 24/02/21
Era originario di Barletta e, secondo le ricostruzioni del delegato pugliese dell’Anvgd, Giuseppe Dicuonzo Sansa, fu ucciso l’11 giugno 1945. “Colpito con un fucile per essersi avvicinato al reticolato del campo di sterminio di Borovnica” si legge nella motivazione venuta alla luce a distanza di tanti decenni. Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 23/02/21
Il ricordo di Lucia, nata nel capoluogo istriano nel 1923 da dove fu costretta ad emigrare nel 1947. Riuscì a trovare una nuova patria a Chiusano di San Domenico, paese della provincia di Avellino, a partire dai primi anni ’50.
Il testo è stato curato da Flavio Rabar, presidente dell’ANVGD di Ferrara ed è dedicato alle condizioni in cui vivevano gli esuli nei campi profughi. Da La Nuova Ferrara del 18/02/21
Appello di 28 storici delle Università di Venezia e Padova al Governatore Zaia affinché non tagli i fondi alle cosiddette ricerche non gradite. Da Il Mattino di Padova del 17/02/21
L’aula del Consiglio Comunale si divide, ma la mozione proposta dalla Lega alla fine passa con 18 voti favorevoli e 8 contrari. Da valutare il luogo dove sorgerà. Dalla Gazzetta di Parma del 16/02/21
Tanti, fra gli incolpevoli italiani travolti dalla violenza della guerra e dell’immediato dopoguerra, erano irpini. In maggioranza militari. Il Quotidiano del Sud li onora ricordando i nomi di chi non fece più ritorno nella propria terra d’origine. Da Il Quotidiano del Sud del 14/02/21
La testimonianza di Walter Matulich, esule da Zara, che nel 1958 arrivò a Monza assieme altri esuli dalmati. «Nei loculi delle scuderie della Villa Reale c’erano centinaia di famiglie divise da tavolacci e coperte». Da Il Giorno del 07/02/21
A partire dal 1956 il Villaggio Dalmazia di Novara ha ospitato una parte dei profughi provenienti dal Confine Orientale. «Erano anni duri, ma siamo rimasti una comunità unita» queste le parole di chi ha vissuto quel periodo. Da La Stampa di Novara del 11/02/21
E’ un ritratto fuori dalle righe quello offerto da Claudio Magris sull’amico “Tai”. «Era un grande narratore orale, epico e anarchico – ricorda lo scrittore triestino – e si sentiva erede di Guillaume Misson, corsaro bretone». Dal Corriere della Sera del 11/02/21
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