Oggi è un villaggio di cinquanta abitanti, che i turisti attraversano distrattamente quando passano – attraverso un minuscolo ponte girevole – da Cherso a Lussino. Ma Ossero cela fra stradine e vecchie case oltre duemila anni di storia. Ne parla Franco Damiani di Vergada nel volume ”Ossero. Storia, immagini, ricordi” (Lint, pagg. 195, euro 25), che brilla anche delle fotografie di Fabrizio Giraldi.
Il sottilissimo istmo accanto al quale sorge la cittadina, e che riuniva anticamente le isole di Cherso e Lussino, già in epoca romana fu tagliato mediante il canale della Cavanella. Utilissimo ai naviganti per non dover circumnavigare le isole di Cherso e Lussino. Una posizione dunque strategica che in passato fece la fortuna di Ossero, fino al tardo medioevo la città più importante delle due isole.
Nella zona la presenza dell’uomo viene fatta risalire all'epoca preistorica. Conquistata dai Romani nel 167 aC, la città fu dotata di torri difensive e di una nuova porta.
Nel quinto secolo passò sotto il dominio di Bisanzio ed ebbe la propria basilica, i cui resti sono ancora visibili nell'attuale cimitero fuori delle mura. Nell’841 la città uscì semidistrutta dall'incursione dei saraceni. Ci vollero alcuni secoli per conoscere un nuovo splendore, grazie al suo vescovo Gaudenzio (dal 1030 al 1042). Ossero entrò poi a far parte della Repubblica di Venezia nel corso del ’400. E la fisionomia veneta è tuttora visibile.
Damiani di Vergada (grazie anche alle fotografie di Fabrizio Giraldi) racconta questa piccola perla dell’Adriatico, che oggi fa parte della Croazia, partendo da quella sua prima gita dell’estate 1971, assieme alla ragazza che poi sarebbe diventata sua moglie. Luoghi dove la storia ha lasciato un segno. E infatti il libro, più che una guida turistica, si propone come una raccolta di «storie grandi e piccole, ricordi e impressioni nati da quasi quarant’anni di frequentazione della città e della sua gente».
Laura Strano
