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”Largo Gaber, Giorgio sarebbe commosso” (Il Piccolo 03 feb)

Da ragioniere a cantore della periferia di Milano. Giorgio Gaber il “Pascoli” italiano. «Per la prima volta in Italia ascoltiamo canzoni intelligenti». Così titolavano alcuni giornali in Italia tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta. E poi il Time che lo aveva definito nel 1959 l'Elvis Presley italiano. Ieri a Giorgio Gaber è stata dedicata una parte della città. Largo Giorgio Gaber, 1 è il nuovo indirizzo del Teatro Stabile Rossetti. Un luogo a lui caro dove è stato protagonista fin dagli anni settanta con più di trenta repliche dei suoi più famosi spettacoli. «Il vostro è il più bel teatro d'Italia così solennemente asburgico, ma così caldo all'interno. Credo che Giorgio sarebbe contento, sarebbe commosso. Trieste è anche la città di suo papà». Così la moglie Ombretta Colli stretta tra la gente. Una signora chiede un autografo per metterlo accanto a quello di Gaber; c'è chi consegna una foto di famiglia e dice: «sono Alessandro Cubi,il cugino triestino», chi ricorda momenti passati assieme in una tournée triestina. Il teatro illuminato e un'immagine di Gaber sulla facciata partecipa assieme ai tanti triestini stretti lungo il viale. «Il messaggio è arrivato – dice soddisfatto l'assessore alla toponomastica Paris Lippi. E per questa occasione si sono mobilitati tutti». Il sindaco Dipiazza ringrazia i direttori del Rossetti Antonio Calenda e Stefano Curti «avete fatto di questo teatro il primo stabile in Italia». «Gaber ha inventato il genere canzone-teatro – ha detto Lippi -, si è fatto amare da tutti, le sue parole sono entrate in tutti noi, era un anarchico nell'anima». Ombretta Colli sorride e dice: «bella la definizione di anarchico nell'anima. Io lo voglio però ricordare come un uomo determinato, dolcissimo e testardo, con una visione della vita pulita, onesta, coerente. Sono orgogliosa di aver avuto al mio fianco per tanti anni della mia vita un uomo così». Per Antonio Calenda Gaber è stato «un maestro del pensiero, un attento osservatore della realtà, grande interprete del nostro tempo e compagno di viaggio. E' un onore per il nostro teatro». E tanti ancora gli omaggi a Gaber. Nel foyer del teatro una mostra messa a disposizione dalla Fondazione Gaber che ricostruisce la carriera dell'artista attraverso fotografie, video, interviste, stralci di giornali.

Ivana Gherbaz

 

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