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Serbi, per l’Europa non serve più il visto (Il Piccolo 20 dic)

Da ieri serbi, montenegrini e macedoni non dovranno più chiedere il visto per entrare in Europa e, di conseguenza, a Trieste. Potranno trascorrere in area Schengen una vacanza o un periodo di studi di non oltre tre mesi avendo così anche la possibilità di raggiungere parenti e amici.

«L’assenza del visto rappresenta il trionfo della libertà – dice Vladimir Nikolic, console generale di Serbia a Trieste – dopo 20 anni i serbi possono viaggiare senza barriere amministrative e vivere come la gente normale, comune». Per chi ha vissuto la propria infanzia durante la guerra degli anni ’90, i giovani serbi e montenegrini che oggi hanno tra i venti e i trent’anni, il poter soggiornare oltre confine senza doversi sottoporre all’iter burocratico del visto, significa molto. «È una conquista, un riconoscimento alle autorità che in Serbia, dopo la caduta di Slobodan Milosevic, stanno applicando politiche democratiche», sostiene il console. L’abolizione dei visti per serbi, macedoni e montenegrini – che adesso per viaggiare in Europa dovranno esibire solo un passaporto “biometrico”, documento di ultima generazione che memorizza su un microchip l’impronte digitali del titolare – è stata decisa dall’ultimo Consiglio dei ministri degli Interni dell’Unione europea dello scorso 30 novembre scorso.

«Dal punto di vista umano – precisa Nikolic – la liberalizzazione dei visti permetterà alle persone una vita più tranquilla, semplice. Ora possono raggiungere le città europee, andare a trovare i loro cari, i loro amici. Possono fare una vacanza senza complicazioni».

Ma cosa cambierà per Trieste, città in cui è radicata una tra le più importanti comunità serbe d’Italia? «Non sappiamo ancora di preciso quali saranno i cambiamenti – spiega il prefetto Giovanni Balsamo – lo capiremo con il tempo. È possibile pensare che sul nostro territorio vi sarà una maggiore affluenza di serbi, macedoni e montenegrini. Nel valutare ogni altro profilo, incluso quello di un possibile incremento della microcriminalità – precisa – credo sia il caso di attendere eventuali sviluppi della situazione».

Per l’Unione europea si tratta di una tappa molto importante nel processo di avvicinamento dei Balcani occidentali, anche se per ora restano fuori la Bosnia Erzegovina e l’Albania che non hanno fornito le garanzie necessarie per iniziare il percorso verso l’abolizione del visto. Fuori anche il Kosovo, che finora è stato riconosciuto solo da 22 Paesi Ue.

Laura Tonero

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