Riflessioni dalla tavola rotonda “80° della stipula dell’armistizio”

Lo scorso 30 ottobre l’Associazione delle Comunità Istriane ha organizzato presso la sua sede sociale una tavola rotonda dedicata agli 80 anni dalla stipula dell’armistizio con il quale l’Italia si arrese durante la Seconda guerra mondiale, reso poi di pubblico dominio la sera del fatale 8 settembre 1943 appunto. Introdotti da Giorgio Tessarolo (Vicepresidente Comunità Istriane) sono intervenuti Kristjan Knez (Presidente della Società di Studi Storici e Geografici di Pirano e Direttore del Centro Culturale “Carlo Combi” di Capodistria) e Lorenzo Salimbeni (responsabile comunicazione e ricercatore dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia).

In attesa della pubblicazione degli Atti, il numero di dicembre 2023 de La Nuova Voce Giuliana, testata dell’Associazione organizzatrice, ha pubblicato un breve resoconto con alcune riflessioni.

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Il 30 ottobre scorso, nella sede dell’Associazione delle Comunità Istriane, si è svolto un incontro interessante sulla situazione italiana, drammatica, dopo l’8 settembre del ’43, data della stipula dell’Armistizio della Seconda guerra mondiale. Le sventure per la nostra martoriata terra non iniziarono con quella data ma in quella situazione si complicarono tragicamente. La popolazione civile, in particolare quella istriana, fiumana e dalmata fu stretta nella morsa delle violenze titine e di quelle tedesche.

Uno dei relatori, Kristjan Knez del Centro Culturale Gian Rinaldo Carli di Capodistria e del Centro di Ricerche Storiche di Pirano, iniziò il suo intervento esaminando gli eventi storici del mondo slavo dalla metà dell’ottocento in poi. Il Risorgimento italiano che mirava all’unità delle genti italiane, suscitò interesse e stimolo totalitario da parte di intellettuali slavi. Essi costituirono un movimento politico clandestino che mirava alla costituzione di un’entità statale che comprendesse una vastità di regioni oltre a quelle etnicamente slave. Bastava una presenza minima slava per pretendere che quelle regioni si considerassero slave. Sappiamo che l’Istria da sempre è multietnica, la gloriosa Repubblica di Venezia ha sempre rispettato questa realtà, alle volte favorito, per motivi sociali ed economici.

Ci ha lasciato un patrimonio di civiltà che speriamo sopravviva a tutte le barbarie che poi seguirono.

Le pretese slave sull’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia risalgono dunque, già dalla metà dell’Ottocento, covarono sotto varie vicende storiche e poterono esplodere nel tremendo momento della stipula dell’Armistizio.

L’Esercito Italiano auto disarmatosi, la popolazione in balia del caso, di vendette, di atrocità partigiane e naziste, la classe dirigente e politica scomparsa o inebetita, costituirono una opportunità ghiotta per chi da tempo aveva delle mire ben precise.

Lorenzo Salimbeni, storico, consulente di varie associazione Istriane, ha esposto nel suo intervento le vicende salienti di quel tumultuoso periodo storico con la destituzione dal governo di Benito Mussolini, l’istituzione
della Repubblica di Salò, la fuga da Roma di Re Vittorio Emanuele III.

Vicende sconfortanti, disastrate alla massima potenza dall’Armistizio stipulato tra le forze angloamericane e l’Italia. Un accordo improvvisato, tragicamente irresponsabile. L’Esercito Italiano abbandona munizioni e
viveri che si lasciano incredibilmente alla portata dei partigiani comunisti.

I civili subiscono l’occupazione a intermittenza di slavi e tedeschi, entrambi con pretese e aggressioni. Caos, irresponsabilità, ingiustizie, sofferenze indicibili si abbattono sull’esercito e sulla popolazione italiana già provata
da anni di guerra.

L’Armistizio ha compromesso ulteriormente la situazione italiana e chi lo ha stipulato ha tolto dignità all’esercito, al popolo italiano, e a se stesso. Il Generale Badoglio, attore principale di questa incredibile, assurda soluzione, dovrà rispondere alla storia della sua irresponsabile trattativa.

Giorgio Tessarolo, Vice Presidente dell’Associazione delle Comunità Istriane, moderatore dell’incontro non ha potuto esimersi dall’esprimere tutto il suo disprezzo per il comportamento di questo esponente militare e politico. Già durante la Prima guerra mondiale le azioni di questo personaggio tradirono interessi strategici e umani dei soldati italiani. Dimostrò furbizia solo a perseguire interessi personali ai fini della carriera pubblica. Giunse addirittura a versare ingenti somme pubbliche su conti bancari personali. Il tornaconto egocentrico perseguito con abilità e la totale trascuratezza del bene della Nazione!

Simili figure, con compiti pubblici, finiscono per innescare processi di auto distruzione di un paese, di un popolo, di una nazione. È indispensabile esaminare tali manchevolezze tragiche per difenderci oggi da simili eventualità. Processi distruttivi e penalizzanti sono sempre in agguato a causa di interessi personali, di partito, di legami
e accordi extra nazionali.

Kristjan Knez, Giorgio Tessarolo, Lorenzo Salimbeni – Foto La Nuova Voce Giuliana

Nella disamina di questo periodo conflittuale e incoerente agli interessi italiani, si è individuato anche un sentimento meno plateale ma subdolo e molto negativo. La rassegnazione da parte di varie autorità politiche e militari alla totale disfatta e danno totale. La rinuncia a cercare soluzioni possibili più responsabili e meno punitive per la nazione italiana.

Purtroppo noi istriani abbiamo subito in varie occasioni questi comportamenti da parte delle autorità pubbliche. Basta ricordare il trattato di Osimo, il riconoscimento delle Repubbliche di Slovenia e Croazia, ecc…

Accordi frettolosi , superficiali, nel disinteresse completo della popolazione italiana, istriana in particolare.

Gli errori del passato dovrebbero insegnare ad evitarli nel presente!

Possiamo ottenere una classe dirigente che fa gli interessi del popolo italiano, che difende la sua lingua, la sua cultura, le sue tradizioni o siamo destinati a scomparire come è stato con lo sradicamento di noi italiani in
Istria e Dalmazia.

Ora, sbadatamente, si va a distruggere la presenza italiana in tutto lo stivale? Con l’uso dominante della lingua inglese, l’ignoranza culturale della propria storia, letteratura, arti e conquiste scientifiche italiane. Con il calo demografico, la distruzione della famiglia, la disoccupazione e il lavoro precario e sottopagato, l’invasione extracomunitaria…

Mi chiedo e Vi chiedo se i miei timori sono infondati? Chissà se l’Associazione delle Comunità Istriane ritiene opportuno prenderli come spunto per ulteriori approfondimenti?

Mariella Zorzet
Fonte: La Nuova Voce Giuliana – Anno XXIII dicembre 2023 n. 469

 

 

 

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