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Petrolio e gas al largo di Umago: questa la disputa Slo/Cro (Il Piccolo 05 ott)

POLA Non allargare le zone di pesca per i suoi pescatori, ma mettere le mani sugli immensi giacimenti sottomarini di petrolio e gas naturale individuati al largo di Salvore. Questa la spiegazione che viene data alla morbosa e accanita battaglia della Slovenia per il Golfo di Pirano e per spostare quanto più a Sud la linea di demarcazione statale in mare con la Croazia. L'azzardata teoria viene avanzata da Nediljko Pusic, ufficiale a riposo dell'Esercito croato che si richiama a carte topografiche e studi geomorfologici elaborate da esperti e istituzioni di fama mondiale. Ne scrivono praticamente tutti i quotidiani croati soprattutto le edizioni on-line, ovviamente con le dovute riserve visto che l'attendibilità delle clamorose affermazioni, è tutta da verificare. In primo luogo Pusic sostiene di esser venuto a conoscenza di interessanti dati di cui dispone l'U.S.Geological Survey, che è il servizio geologico del governo americano.

Secondo tali dati elaborati nel 2000,nella provincia geologica dell'Alto Adriatico denominata Po Basin, ci sarebbero giacimenti per un miliardo di barili di petrolio e numerosi miliardi di metri cubi di gas. Ebbene il 50% di tali riserve si troverebbe sotto la costa croata del Golfo di Pirano e al largo di Umago, uno specchio di mare al quale gli Sloveni hanno dato la denominazione di Dimnik. Pusic esibisce quindi delle carte americane in cui sono indicati due pozzi di gas naturale al largo di Salvore, il Neptune e il Mercury. E aggiunge che Lubiana avrebbe già commissionato due piattaforme per l'esplorazione del fondale che verranno installate non appena la Slovenia otterrà la sovranità sul Dimnik. Nel contempo sarebbero in corso i preparativi per la costruzione del metanodotto Salvore-Capodistria. Sempre secondo l'ufficiale croato a riposo, dell'esistenza del tesoro sottomarino vicino a Salvore sarebbe venuto a conoscenza il noto politico sloveno Dimitrij Rupel all'epoca in cui era ambasciatore di Lubiana negli Stati Uniti.

Verrebbe cosi spiegata la successiva cruenta lotta per ogni metro quadrato di mare che ha condotto contro Zagabria, come ministro degli Esteri. Della sua scoperta Nediljko Pusic ha informato alcuni mesi fa la parte croata, per la precisione l'accademico Davorin Rudolf a suo tempo ambasciatore a Roma e ultimamente incluso nella commissione croato slovena per la soluzione del contenzioso confinario. Da Zagabria però almeno finora non si è avuto alcun riscontro, forse perché la teoria viene giudicata priva di fondamento. Interpellato a proposito, Zvonko Mrcela della società Inagip che si occupa dello sfruttamento dei giacimenti sottomarini di gas individuati negli anni '80 al largo di Pola, dice di non saperne niente. Nessun cenno agli ipotetici giacimenti neanche da parte della premier Jadranka Kosor che nei giorni scorsi ha annunciato una puntantina al Cremlino proprio per concordare regolari forniture di gas russo, nell'attesa che venga costruito il rigassificatore di Castelmuschio sull'isola di Veglia. (p.r.)

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