I più previdenti si sono portati da casa gli sgabellini da campeggio. Qualcuno ha preso posto sui resti del foro romano. Molti altri invece hanno assistito alla celebrazione rilanciata dal maxischermo allestito nel piazzale rimanendo in piedi. In silenzio e sempre con grande compostezza.
È stato un abbraccio sentito ma estremamente ordinato quello riservato ieri dalla comunità di Trieste al nuovo vescovo Giampaolo Crepaldi. Vescovo che, a cerimonia conclusa, ha ricambiato l’affetto della sua nuova Diocesi stringendo mani, dispensando grandi sorrisi e ringranziando per i tanti «benvenuto tra noi» e «buon lavoro monsignore» arrivati dai fedeli più calorosi.
Al momento del suo arrivo, il presule si è trovato davanti oltre un migliaio di persone. Tantissimi anziani – molti dei quali saliti a San Giusto già alle 15.30 per accaparrarsi una delle 200 sedie sistemate fuori della cattedrale -, gruppetti di giovani impegnati a suonare chitarre, bonghi e tamburelli, parecchie famiglie con bambini, incuriositi dal via vai di auto blu da cui, alla spicciolata, sono scese le autorità.
Una piccola folla che ha tributato i primi, grandi applausi al patriarca di Venezia Angelo Scola, scambiato in un primo momento con il nuovo vescovo, e al cardinale Renato Raffaele Martino, presidente di quel Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace di cui Crepaldi è stato segretario fino a pochi giorni fa, e per il quale ha usato parole dense di affetto e ammirazione. «Siete fortunati, il vostro vescovo è una persona magnifica – ha commentato Martino che, al termine della celebrazione, ha anche consegnato al nuovo presule la medaglia del Pontificio Consiglio -. Una persona che ha sempre dimostrato grande attenzione ai bisognosi, ai poveri e ha lottato per difendere i diritti umani. Un uomo che ha dato un enorme contributo alla Chiesa grazie all’impegno profuso nella stesura del Compendio della sua dottrina sociale. Se quell’opera è oggi tradotta in 36 lingue e diffusa in più di 50 paesi, lo si deve anche a monsignor Crepaldi. La sua partenza è una grande perdita per noi, ma un guadagno immenso per questa comunità. Consiglio ai triestini, quindi, di tenerselo stretto».
E i triestini, quasi per non volere deludere il cardinal Martino, hanno dimostrato subito il loro calore all’uomo scelto da papa Ratzinger per guidare la Chiesa locale. L’hanno fatto prima tributando grandi applausi al momento del suo arrivo a bordo di un’Audi nera. E poi assistendo con attenzione, e un po’ di commozione, al saluto rivoltogli da Eugenio Ravignani, a sua volta applauditissimo.
Ma l’affetto di Trieste verso il nuovo vescovo si è visto anche nella concentrazione con cui gli oltre mille fedeli hanno seguito la celebrazione in cattadrale. Nessuno, nemmeno i bambini più piccoli, ha ceduto alla stanchezza o ha turbato il raccoglimento degli altri. Anche il momento della comunione – dopo qualche iniziale incertezza, inevitabile viste le tante persone presenti -, si è svolto con ordine assoluto: i fedeli – chi reggendosi al bastone, chi tenendo per mano la mamma -, hanno seguito le istruzioni impartite dal servizio d’ordine e si sono messi diligentemente in fila, in attesa del loro turno.
Solo al termine della solenne celebrazione gli schemi sono leggermente saltati. La compostezza iniziale ha lasciato il posto alla festa vera e propria. Più di qualcuno, contravvenendo alle indicazioni degli addetti alla sicurezza, ha affollato lo spiazzo davanti al battistero e ha atteso lì, anziché nel castello come da programma, l’arrivo di Crepaldi. Un fuori programma che il nuovo presule ha accettato di buon grado, senza sottrarsi al piccolo bagno di folla e rispondendo con saluti e abbracci ai componenti della comunità che, da oggi in poi, avrà il compito di guidare.
(Maddalena Rebecca su Il Piccolo del 5 ottobre 2009)