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Onore a Casciana (Il Piccolo 12 lug)

LETTERE

Con riferimento agli avvenimenti inerenti l’incendio dell’hotel Balcan del giorno 13 luglio 1920, bisogna mettere in luce, una volta per tutte la verità, utile per la rappacificazione definitiva tra gli italiani e gli sloveni su questo episodio.

Cronaca de «Il Piccolo» del 14 luglio 1920: «È in tutti la persuasione che nulla di tragico sarebbe accaduto all’hotel Balkan (come in via Mazzini n. 9) ove la folla che si stava adunando sul piazzale Oberdan, non fosse stata accolta al suo apparire, come furono accolte le guardie regie, da revolverate e dal lancio di bombe a mano.

Più tardi, quando le fiamme si alzarono e tutto l’albergo non fu che un rogo allora, si udirono numerose potenti detonazioni, le quali indicarono in modo manifesto che il Balkan era una cittadella, e che dentro di essa erano radunate munizioni in gran quantità».

Il Piccolo della sera: le esplosioni sono continuate sino alle ore undici del giorno dopo, tanto che un pompiere fu ferito e portato all’ospedale in gravi condizioni.

Ci furono una ventina di feriti (nomi, cognomi e indirizzi su «Il Piccolo» e «L’Era nuova») e l’uccisione del tenente Luigi Casciana a seguito di una bomba a mano lanciata da una finestra del «Balkan» (aveva 22 anni e sette mesi) che, in base all’ordinanza del questore comandava 60 carabinieri armati a difesa dell’hotel all’attacco dei manifestanti.

La madre del tenente, signora Giuseppina Sanzo, già vedova dal 1908, perde per la patria tutti e tre i figli. Il figlio del tenente, Luigi Junior di appena cinque mesi viene lasciato ad una famiglia di amici per dare la possibilità alla «vedova» del tenente, signora Malvina Prandsteatter, di lavorare come hostess sulle navi che andavano a New York. Queste sono le vere vittime di quei tragici avvenimenti. Si dovrebbe, in occasione di questo 90.o anniversario, deporre una corona italiana e una slovena (anche se all’epoca comandavano i rappresentanti di Belgrado) in ricordo di questo glorioso ufficiale, morto nell’adempimento del proprio dovere per impedire scontri violenti tra le avverse fazioni.

Sergio Siccardi

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