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Data da ricordare (Il Piccolo 12 lug)

LETTERE

Sono trascorsi molti anni da quando le truppe di Tito (regolari e non) ed i partigiani jugoslavi hanno lasciato le città di Trieste, Gorizia, Pola e la zona A della Venezia Giulia dopo 42 giorni di occupazione. Questo non vuol significare che i cittadini di Trieste debbano dimenticare una data così importante come è appunto quella del 12 giugno 1945. Certo, quando passano tanti anni, la notizia (o l’informazione) non desta più interesse, a meno che leggi, iniziative organizzate o condotte dalla pubblica amministrazione oppure associazioni o istituti storici e di ricerca, riescano a riproporla all’attenzione dell’opinione pubblica. E questa si rifà all’informazione che, però, diventa tale solo quando la si vuol dare. Ecco allora che quella data è passata inosservata; indubbiamente poteva destare situazioni di disagio inopportune in questo particolare momento, ma almeno per i più giovani sarebbe stato necessario darne segnalazione per far loro meglio comprendere la storia di queste terre e conoscere la data della " vera liberazione", che fu messa in atto proprio – e solo – dai reparti di S.M. britannica (il 13° corpo per l’esattezza).

Il nostro quotidiano ha ricordato il 10 giugno per la dichiarazione di guerra e per il bombardamento alleato, ma nulla è stato detto sul disarmo della difesa popolare titina, sul "commiato" e accompagnamento degli jugoslavi fino alla linea Morgan che – dal ’45 al settembre 1947 – ha segnato la divisione della Venezia Giulia, intesa come era prima della guerra, nelle due zone A e B. Foto dell’epoca ben testimoniano queste vicende che hanno visto in prima persona l’impegno degli inglesi, i quali, per tutto il conflitto, erano pur stati alleati degli jugoslavi paracadutando loro armi, viveri, ufficiali di collegamento per combattere il comune nemico. La lungimiranza di Churchill aveva ben previsto la questione di Trieste e la Cortina di ferro. Concludo affermando che di due cose a Trieste non si dovrebbe parlare: dell’Austria, qui presente per 500 anni (porto, cantieri, ferrovie, assicurazioni…) e del Gma, che bene o male ha retto le sorti di Trieste per ben nove anni, favorendone la ricostruzione democratica, morale ed anche materiale. E perché all’Hotel Duchi d’Aosta all’ingresso di via dell’Orologio compaiono due targhe bilingui (italiano e inglese) per ricordare ai visitatori che il 1918 ed il 1945 sono le due date di arrivo dell’Italia ? Si gioca forse nell’inversione di cifre ’45 al posto di ’54 ?

Silvano Subani

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