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Menia: ”Da Lubiana accuse ridicole” (Il Piccolo 11 apr)

«Trieste può dare lezioni sulla buona convivenza. Da noi non succedono fatti come quello accaduto a Corgnale. La minoranza slovena è trattata bene in Italia, non lo diciamo noi, ma l’Unione europea. Credo che quella di Žekš sia una propaganda ridicola e bolsa. Inoltre, dimostra di avere una concezione del proprio paese come di una repubblichetta: di solito, un ministro si rivolge ai governi, non scrive al sindaco di una città. Una scelta patetica. Dovrebbe imparare questa regola, ma si vede che il primo sole di primavera fa male…». Ci va giù pesante il sottosegretario all’Ambiente e neo-vicecoordinatore regionale del Pdl, Roberto Menia, intervenendo sul caso della lettera inviata dal titolare del Ministero per gli sloveni all’estero, Boštjan Žekš, al sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza.

Perplesso anche il deputato del Pd, Ettore Rosato: «Temo che il ministro sloveno abbia enfatizzato le notizie arrivategli, peraltro non completamente supportate da situazioni reali. Certo, ci sono ancora dei passi da fare, sia in Italia che in Slovenia, lo sappiamo, ma a Trieste la comunità slovena è integrata e i rapporti fra i due paesi sono buoni. Certo, come capita anche fra i migliori vicini, non si può essere d’accordo su tutto».

«Fuori tempo e fuori luogo». Questa l’unanime definizione della missiva giunta da Lubiana, da parte degli esponenti locali del centrodestra. «L’unica giustificazione che dò alla lettera – è il pensiero del vicesindaco Paris Lippi – è che in alcuni comuni minori della provincia vi saranno a breve le elezioni. Quindi, non basando la loro attività su cose concrete, certi rappresentanti politici puntano sull’allarmismo, per cercare voti e mantenere la leadership. Sono posizioni ancorate a cinquanta, sessanta anni fa». «L’imbrattamento di monumenti, come quello di muri, è da imputarsi a quattro deficienti – dice il capogruppo forzista in Consiglio comunale e consigliere regionale del Pdl, Piero Camber -. Rossi, neri o bianchi che siano, esistono dappertutto. Ma Trieste, la nostra città, è un’altra cosa». Concorda il collega tra gli scranni di piazza Oberdan, Piero Tononi, che torna su quanto accaduto a Basovizza: «Atti del genere sono frutto delle azioni dell’idiota di turno. Lo stesso dicasi per chi cancella i nomi italiani delle varie località sui cartelli stradali. L’uscita del ministro Žekš è fuori luogo». Il capogruppo dell’Udc in Consiglio comunale, Roberto Sasco, esprime solidarietà a Dipiazza e manda un messaggio a Roma: «È necessario che la Farnesina intervenga immediatamente per un chiarimento in merito». Ma non solo, da Sasco giunge pure un suggerimento a Žekš: «In segno di riparazione al grave errore commesso, partecipi alla manifestazione del prossimo 25 aprile alla Risiera di San Sabba organizzata dal Comune di Trieste, con sosta alla Foiba di Basovizza. Tale gesto sarebbe apprezzato e condiviso da tutta la comunità cittadina italiana e slovena».

Dal centrosinistra, ecco poi la riflessione del segretario provinciale del Pd, Roberto Cosolini: «Spero che il ministro, nell’esprimere queste sue preoccupazioni, volesse evidenziare il rischio legato ad azioni di frange minoritarie che non identificano assolutamente il pensiero dell’intera città. Bene ha fatto il sindaco a chiarire come la vocazione di Trieste e dei suoi abitanti non sia questa».

Una proposta per stemperare gli animi è firmata, infine, dall’Unione degli Istriani: una convocazione, da parte del sindaco Dipiazza, di una riunione formale in municipio con le associazioni della minoranza e i rappresentanti dell’Unione stessa. «Sarebbe un primo passo deciso e concreto – spiega il presidente Massimiliano Lacota – verso un raffreddamento della situazione, con il coinvolgimento delle vere rappresentanze riconosciute sul territorio: salotti e interventi improvvidi di esponenti che appartengono ai vari mondi, ma non li rappresentano, non possono costituire vie alternative durature». (m.u.)

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