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Trieste: ”Minoranza mai tanto tutelata” (Il Piccolo 11 apr)

di SILVIO MARANZANA

È stato un dossier fotografico che gli è stato presentato a far ritenere colma la misura al ministro di Lubiana Boštjan Žekš e a indurlo a scrivere la lettera al sindaco Roberto Dipiazza in cui lamenta che a Trieste avvengono quasi quotidiani «incidenti rivolti contro gli appartenenti alla minoranza slovena e contro gli sloveni in genere». «Io quelle foto le ho raccolte in un dischetto – rivela Peter Mocnik, segretario provinciale della Slovenska skupnost – e ritraggono quaranta scritte razziste rivolte per la maggior parte contro gli slavi, ma anche contro gli ebrei e altri gruppi etnici o religiosi, che compaiono solo in città, escluse dunque quelle del Carso, e che non sono mai state cancellate. Le ultime tre le ho viste in strada di Fiume, a Barcola e addirittura dentro il cimitero di Sant’Anna».

Secondo Mocnik l’intervento di Zeks non solo è comprensibile, ma anche condivisibile, anche se all’interno della stessa comunità slovena di Trieste, perlomeno a livello di alcuni dei suoi massimi esponenti politici, questo giudizio non viene sottoscritto. «Da anni – riferisce Mocnik, che di professione fa l’avvocato – presentiamo esposti su monumenti imbrattati e su offese di vario genere subite, ma forze dell’ordine, Digos in particolare, e magistrati non muovono un dito. Eppure per una scritta contro la Trieste Trasporti, una persona è stata indagata in base alla perizia calligrafica, ma mai perizie calligrafiche sono state fatte sulle scritte fasciste e razziste».

Mocnik ricorda che l’epiteto ”s’ciavo” scritto o pronunciato è un reato punibile in base al codice penale e in particolare all’articolo che riguarda l’istigazione all’odio razziale. «Ma nessun procedimento – sostiene – è mai stato aperto per questo motivo, né alcun arbitro ha mai sospeso una partita allo stadio Rocco come avrebbe dovuto fare quando, ed è accaduto più di una volta, si sono verificati episodi del genere».

Non solo polizia e magistratura nel mirino dell’Unione slovena, ma anche il Comune e per certi versi l’intera città. «È vero che gli imbrattamenti e le offese sono opera esclusiva di gruppetti e per giunta noti – continua il segretario della Slovenska Skupnost – ma la città non fa abbastanza per isolarli». E nuove difficoltà a livello politico, sempre secondo Mocnik, sarebbero rappresentate dal decreto Tondo di attuazione della legge di tutela che sulla toponomastica prevede scritte bilingui solo all’entrata e all’uscita dei vari paesi e non al loro interno. «E Tondo lo ha emanato – sostiene Mocnik – dopo aver sentito i sindaci, anche Dipiazza».

Intanto il ministro Žekš in persona è in arrivo in provincia di Trieste. «L’avevamo già precedentemente invitato a visitare il nostro comune – riferisce il sindaco di San Dorligo-Dolina, Fulvia Premolin – e ora ci è stato comunicato che l’invito è stato accolto e la visita verrà fatta venerdì prossimo. Gli riferiremo anche che il tono della lettera ci è sembrato eccessivo e che il clima tra italiani e sloveni è anzi migliorato negli ultimi tempi». Premolin replica indirettamente anche a Mocnik sostenendo che al contrario il territorio è ben sorvegliato da carabinieri e polizia che sono punti di riferimento anche per la comunità slovena. «Nemmeno noi nel nostro comune – riferisce anche – siamo riusciti ancora a cancellare le scritte dell’ultimo raid, ma perché tracciate con un tipo di spray nuovo che ha bisogno di un procedimento particolare per essere cancellato senza danneggiare i monumenti stessi».

«Che vi sia periodicamente qualche segnale di intolleranza è innegabile – commenta la senatrice del Pd Tamara Blazina – tanto che io stessa ho fatto un’interrogazione parlamentare sulle tabelle imbrattate, ma mi sembra che il ministro Žekš sia andato sopra le righe. Gli imbrattamenti sono purtroppo un fenomeno presente da sempre, ascrivibile a ristrettissime sacche di intolleranza». Milos Budin, senatore sloveno del Pd fa addirittura balenare l’ipotesi che Žekš sia stato mal consigliato. «Probabilmente – commenta – non era sua epressa intenzione usare quei toni perché il più grave errore che si possa fare è quello di dare importanza alle solite provocazioni di frange estremistiche che non riflettono minimante il clima concorde e costruttivo che c’è a Trieste tra italiani e sloveni». Anche da Budin indiretta risposta a Mocnik. «Ieri gli sloveni in Italia erano pià tutelati dell’altro ieri e oggi lo sono più di ieri».

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