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Medusa: quei 14 marinai sul fondale di Pola (wordpress.com 14 nov)

Un’emozione profonda sostenuta da centinaia di inquadrature, di soluzioni molto coraggiose nel campo della grafica, dell’animazione, della musica, una vicenda drammatica raccontata con uno stile e un equilibrio rari nella cinematografia di oggi: è il docu-film di Fredo Valla “Medusa. Storie di uomini sul fondo” – storia di un sommergibile italiano affondato nel mare di Pola durante la II Guerra mondiale, per giorni e giorni 14 uomini rimasero intrappolati sul fondale, e infine morirono nonostante il tentativo di soccorrerli.

“Medusa” è stato girato a partire dal 2005, fra Trieste, Pola, la Gran Bretagna, Napoli, Torino, Livorno e l’Isola d’Elba. Racconta la storia del sommergibile della Marina militare italiana «Medusa» che il 30 gennaio 1942, fu affondato da un sommergibile inglese. Il racconto prende spunto dal romanzo pubblicato nel 2007 dal triestino Pietro Spirito «Un corpo sul fondo» (Guanda), che nel film impersona l’esploratore delle memorie che incontra i testimoni e si immerge in cerca del relitto.

Fredo, cosa ti ha spinto a raccontare questa storia?

I sommergibili sono paragonabili alle astronavi: prima di iniziare la conquista dello spazio l’uomo ha esplorato le profondità marine, un mondo misterioso, come oggi è lo spazio, su cui per decenni l’uomo ha riversato le proprie fantasie in un mix di modernità e tecnologia. Basti citare il Nautilus di Jules Verne. In questa storia una spinta particolare mi è venuta anche dalla lettura del libro di James Hillman Un terribile amore per la guerra (Adelphi). Hillman ritiene che la guerra sia una pulsione primaria e ambivalente della nostra specie, dotata di una carica libidica non inferiore a quella di altre pulsioni che la contrastano e insieme la rafforzano, quali l’amore e la solidarietà.

Dalla montagna al mare…

Vivo a 1350 metri di quota, davanti al Monviso. L’interesse per questa storia di sommergibili, tuttavia, non è casuale. La guerra fa affiorare negli uomini accanto agli instinti peggiori, sentimenti positivi di condivisione in un contesto di grande pericolo: sono contraddizioni interessanti, che vale la pena esplorare. In precedenza avevo realizzato un film documentario sugli italiani prigionieri in India, ai piedi dell’Himalaya, durante la seconda guerra mondiale, e un altro sul rastrellamento del Grappa in cui morirono decine di partigiani. Avevo realizzato anche vari reportages, tra cui una lunga camminata di 330 km lungo il fiume Don sulle tracce dei soldati italiani dell’Armir (Armata Italiana in Russia).

Medusa è un documentario storico?

E’ un ibrido. Intreccia linguaggi. Quando ho iniziato, ho capito che l’unica via per rappresentare i fatti era fare ricorso all’animazione, intrecciare le riprese dal vero, il racconto dei testimoni, con il cartone animato. Dalla collaborazione con Francesco Vecchi è nato un disegno non propriamente realistico, che pur ricostruendo con precisione gli eventi drammatici, crea la giusta distanza e magari attenua la tragedia con la poesia. Un’altra dimensione particolare hanno le musiche originali di Enrico Sabena, che vanno ben al di là della sottolineatura e interpretano musicalmente il racconto. Comporre le diverse voci del film non è stato facile: ringrazio i produttori Maxman e Arealpina che mi hanno lasciato procedere senza condizionamenti e la Film Commission torinese che ci ha sostenuto con il fondo per il documentario.

Cosa ti lega a Trieste?

A Trieste, in Istria, a Pola, nei luoghi dell’affondamento del sommergibile Medusa, la storia è stata forse troppo “generosa”: troppe complessità e contrapposizioni in così piccolo spazio! Dal fascismo in poi, sulle differenze etnico-linguistiche di questo territorio si sono innestate intolleranze, lutti, vendette, prima le persecuzioni contro le popolazioni slovene e croate, poi le foibe e i profughi. Ora il clima si è rasserenato, ma ci sono ancora difficoltà. Nel mio film ho voluto accennare a questa complessità, l’ho fatto sottotraccia: sul sommergibile italiano affondato c’erano marinai di lingua slovena, lingua che il fascismo aveva vietato, perciò ho voluto che alcuni testimoni parlassero sloveno, in ciò aiutato da mia moglie, che è una triestina slovena.

C´è sempre un intento etico-simbolico nei tuoi film?

Destino della memoria è sfrangiarsi, svanire, poco alla volta. Ma ci sono episodi che non si dissolvono mai del tutto. La memoria di questi si sgretola, come il tempo fa con le montagne, trasformando la roccia nella sabbia indistinta del mare. Per un autore credo sia interessante tentare di ricomporre le storie a partire da quei granelli di sabbia a prima vista indistinti, magari mescolandoli ai granelli di altre sabbie, di altri mari e montagne. Dedico “Medusa storie di uomini sul fondo” alle giovani generazioni in difetto di memoria…

 

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