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Medico triestino testimonierà a favore di Karadzic (Il Piccolo 29 set)

di MAURO MANZIN

TRIESTE Da sempre impegnato ad aiutare i bambini, il professor Marino Andolina, che lavora all’Istituto «Burlo Garofolo di Trieste», non si è mai tirato indietro ad affrontare i rischi più alti pur di salvare una vita umana. Un uomo che dice quello che pensa, o meglio, quello che ha visto e vissuto. Al punto che non ha problemi ad affermare che il serbo-bosniaco Radovan Karadzic, attualmente nel carcere di Scheveningen in attesa di essere processato dal Tribunale internazionale dell’Aja (Tpi) per i crimini nell’ex Jugoslavia, lo aiutò a portare in salvo un gruppo di bimbi musulmani bisognosi di cure urgenti.

Lei è disposto a testimoniare davanti al Tpi a favore di Radovan Karadzic per l’aiuto ricevuto nel salvare alcuni bimbi musulmani?

«Io posso deporre a chiunque me lo chieda, che sia un giornalista o che sia un giudice, che Karadzic mi ha dato il permesso di trasportare anche bambini musulmani attraverso il suo territorio. Questo è un dato di fatto, un documento già scritto sulle pagine del ”Piccolo”.

Una vita umana non ha prezzo, ma di fronte all’eccidio di Srebrenica la sua coscienza come reagisce?

«Io posso testimoniare quello che io ho visto. Io di Srebrenica non ho alcuna esperienza diretta, non sono un testimone, sono uno che legge i giornali e io una settimana prima dell’eccidio di Srebrenica ho letto proprio sul ”Piccolo” che Karadzic era pressochè prigioniero e non si esculdeva che potesse essere ucciso per opera di Ratko Mladic il quale voleva prendere il potere e quindi, secondo ”Il Piccolo”, Karadzic non era in condizioni di guidare l’attacco su Srebrenica. Questo è tutto quello che so. Non so altro».

Lei è in contatto con gli avvocati di Karadzic?

«Sì, mi hanno chiesto quel documento del ”Piccolo” in cui si scriveva che Karadzic permetteva ad Andolina di passare con i bambini musulmani attraverso le sue linee. In verità Karadzic mi diede anche il permesso di dare da mangiare ai bambini di Bihac dove la gente stava morendo di fame. L’assedio era feroce. Le organizzazioni internazionali non erano riuscite ad entrare con gli aiuti. Io ce l’ho fatta, stringendo mani che forse qualcuno disapprova, da mani di croati dell’entourage del vice del generale Ante Gotovina (anche lui attualmente incriminato di crimini contro l’umanità ndr.), a quelle di Karadzic, a quelle dei comandanti del 5° corpo d’armata musulmano. Con questi permessi sono riuscito a portare aiuti umanitari raccolti dagli arabi dentro Bihac. E questo con il permesso di Karadzic. Fra l’altro mi ricordo che quandi mi ha dato il via libera mi ha detto: ”Stai attento che quelli sono terroristi, ti fotterannno” e io gli ho risposto: ”Questo è esattamente quello che loro dicono di te”. Accettava anch
e questo umorismo».

Qual è il suo giudizio su Karadzic?

«Io non dico che lui non ha rubato la marmellata da bambino, semplicemente dico che in due occasioni lui mi ha permesso di portare a termine la mia missione e non ha mai considerato un crimine che io dessi il 90% degli aiuti alla componente musulmana».

Ma lei su Srebrenica sa qualcosa?

«C’è una persona di cui mi fido, in quanto l’ho vista impallidire in faccia quando me lo ha raccontato che sulla strada fuori Srebrenica c’è stata una durissima battaglia in cui sono morti molti musulmani difensori della città. Quindi io mi permetto di credere che molte delle vittime di Srebrenica siano morte in combattimento mentre cercavano di tornare verso le linee musulmane».

E ora professor Andolina dove si trova?

«Sto andando a Sidone in Libano per riportare un bimbo prelevato alcuni mesi fa durante la missione che facemmo in loco con il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e sottoposto a Trieste a trapianto. Così nessuno potrà accusarmi di essere di parte. Io cerco di fare il mio dovere nei confronti dei bimbi che soffrono al di là della loro etnia o della loro fede religiosa. E in quest’opera mi sento sopportato da molti, comprese le istituzioni».

 

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