Importanti, curiose ma soprattutto di grande valore le scoperte archeologiche fatte da alcuni pescatori di Baška (Bescanuova) sull’isola di Veglia e da un appassionato di pesca sportiva di Veglia città, nello specchio di mare antistante la località isolana e in quello tra le isole di Veglia e Cherso. Ma andiamo per ordine per farvi conoscere i reperti archeologici venuti alla luce nei giorni scorsi e ritrovati nelle acque quarnerine, in una zona dove le ricerche archeologiche vengono effettuate raramente. Poche ma buone, diremo noi.
A dieci anni dal ritrovamento della statua bronzea raffigurante un giovane atleta, opera nel quarto secolo avanti Cristo di uno sconosciuto scultore greco e riemersa nel 1999 dai fondali antistanti l’isola lussignana di Oriule Grande (l’Apossiomene – questo il nome dell’atleta ellenico venne scoperto per caso dieci anni fa da un sub belga che ne segnalò la presenza alle autorità isolane) due pescatori di Bescanuova hanno rinvenuto sui fondali marini un’oliera molto curiosa, raffigurante un membro inturgidito. Il reperto risale all’epoca greco-romana, ovvero a circa 2 mila anni fa. La conferma arriva dall’Istituto nazionale per il restauro e dal Centro per l’archeologia subacquea con sede a Zara, i cui esperti sono stati contattati prontamente dai due pescatori isolani, increduli nel ritrovarsi tra le mani quel recipiente, ossia un’antica oliera raffigurante per l’esattezza il dio Priapo, un personaggio della mitologia greca e romana, figlio di Dioniso e Afrodite, che dominava l’istinto, la forza sessuale maschile e la fertilità della natura. Da qui la forma inconsueta del recipiente rinvenuto sui fondali marini di Bescanuova e in ottimo stato di conservazione. E chissà forse sarà appartenuto alla nave inabissatasi nelle acque quarnerine e scoperta casualmente da Goran Marevic di Veglia città, un appassionato di pesca sportiva che durante un’immersione, invece, di catturare qualche bel pesce si è trovato davanti il relitto di una nave. Non una nave qualunque ma un’imbarcazione risalente sempre all’epoca greco-romana.
Anche Marevic ha prontamente informato della strepitosa scoperta alcuni esperti in archeologia sottomarina, come ad esempio il professor Mate Parica dell’Università di Zara che ieri, assieme ad altri colleghi, ha voluto rendersi conto di persona dell’importanza del ritrovamento sui fondali marini tra le isole di Cherso e Veglia, nelle vicinanze dell’isolotto di Plavnik (Plauno), mentre in superficie c’erano ad attenderli i sindaci di Veglia e Cherso, rispettivamente Dario Vasilic e Kristijan Jurjako trepidanti di sentire notizie in merito al relitto. Ebbene si tratta di una nave conservata bene nonostante la «veneranda» eta’ di 2 mila anni. Infatti, stando al prof. Parica, quella scoperta dal Marevic è un’imbarcazione in legno, lunga tra i 15 e i 20 metri, che potrebbe essere appartenuta alla flotta greca o romana, in quanto proprio nei dintorni dell’isola di Veglia, ai tempi di Cesare e Pompeo, ci furono battaglie tra imbarcazioni che da commerciali si trasformavano in navi da guerra, senza neppure scaricare le merci. I due rappresentanti delle municipalità isolane si sono subito detti pronti a sostenere adeguatamente le ulteriori ricerche che verranno effettuate in futuro e che andranno sicuramente ad arricchire l’offerta turistica delle isole di Veglia e Cherso. Ora si è in attesa di ulteriori informazioni su queste importanti scoperte archeologiche avvenute in acque quarnerine.
(v.b. su Il Piccolo del 29 settembre 2009)