ANVGD_cover-post-no-img

Leo Valiani, le carte segrete di un italiano eretico (CorSera 18 nov)

«Se vincono i comunisti, ci rimet­tono in galera. Se vincono i cat­tolici, ci mettono all’Indice. Se vinco­no i liberali, ci mettono da parte come un gruppo di pazzi». Leo Valiani non era ottimista sulla sorte degli azionisti come lui nell’Italia postbellica. E lo scriveva a Benedetto Croce, rivendi­cando la sua appartenenza a una cor­rente intellettuale eretica, in una lette­ra citata ieri da David Bidussa durante un incontro milanese sulla figura del grande combattente antifascista.

Eppure Valiani, nato a Fiume cento anni fa sotto gli Asburgo con il cogno­me Weiczen (poi italianizzato), non fu soltanto un militante politico, pri­ma comunista, poi azionista, quindi radicale, infine senatore a vita iscritto al gruppo repubblicano dal 1980 in poi. Fu anche funzionario e dirigente di banca per molti anni.

Appunto le carte concernenti que­sta sua attività professionale sono sta­te presentate ieri presso l’Archivio sto­rico di Intesa Sanpaolo, che ne è il de­positario (i documenti del suo impe­gno politico sono distanti pochi passi, alla Fondazione Feltrinelli), con la par­tecipazione di diversi studiosi.

Il primo relatore, Guido Montanari, ha precisato che Valiani cominciò a la­vorare per la Banca Commerciale Ita­liana di Raffaele Mattioli nel 1949. E per suo conto girò il mondo, dalla Bul­garia all’India passando per l’Iran, sfruttando le sue doti di poliglotta. Quindi si occupò delle attività cultura­li della Comit e nel 1984 si adoperò per costituirne l’archivio storico, pri­mo nucleo di quello di Intesa Sanpao­lo, la cui direttrice Francesca Pino ha ricordato come fu proprio Valiani che, attraverso ripetute pressioni, la convinse ad accettare un compito così impegnativo.

Altri interventi hanno permesso di misurare la vastità degli interessi di Valiani e la sua ferma coerenza, sotto­lineata in particolare dal biografo An­drea Ricciardi, nel perseguire gli idea­li di libertà e giustizia sociale che ne avevano ispirato sin da ragazzo le bat­taglie politiche. Per esempio Manuela Albertone, docente dell’ateneo di Tori­no, ha ripercorso le tappe del suo dia­logo con un altro ex azionista, Ales­sandro Galante Garrone, sul pensiero settecentesco e le radici illuministe del socialismo. Mentre Sandro Gerbi ha posto in rilievo la preoccupazione di Valiani per la corruzione (anzi, lui diceva «corruttela») dilagante nella società italiana, citando un suo artico­lo sul «Corriere della sera» di parec­chi anni fa, ma ancora molto attuale.

Infine un paio di curiosità. Franco Fantoni, curatore del carteggio tra Va­liani e Aldo Garosci edito da Franco Angeli con il titolo L’impegno e la ra­gione , ha rievocato il timore dello stes­so Valiani che il suo passato di cospi­ratore pregiudicasse le sue missioni all’estero per la Comit. E Marino Viga­nò ha ricordato un’intervista in cui il senatore a vita gli riferì che il Partito d’Azione aveva dato il contributo mili­tare maggiore all’insurrezione di Mila­no nell’aprile del 1945. Ma solo perché sotto le sue bandiere si erano posti al­lora i militi della Guardia di finanza.

Antonio Carioti

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.