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Le elementari? Meglio in Slovenia (Il Piccolo 12 set)

di GIOVANNI TOMASIN

La scuola elementare «Pier Paolo Vergerio il Vecchio» di Crevatini, in Slovenia, sorge su una collina da cui la vista spazia su tutto il golfo, da Trieste alla costa istriana: è qui, a pochi chilometri dall’ex confine di Chiampore, che è germogliato spontaneamente un piccolo esperimento d’integrazione europea. Negli ultimi anni la «Vergerio», sede periferica della scuola con lingua d’insegnamento italiana di Capodistria, ha visto incrementare a vista d’occhio gli iscritti provenienti da oltre confine, dalla vicina Muggia e dagli insediamenti limitrofi. E’ fenomeno che diviene palese se, nel primo pomeriggio, si aspetta che i genitori arrivino a prendere i bambini in uscita dalla scuola: alcune delle macchine che arrivano nel parcheggio sono ovviamente slovene, ma sono ancor più numerose le auto targate Trieste. «Noi abitiamo nel centro di Muggia, e quindi non abbiamo scelto questa scuola per questioni logistiche – spiega una coppia di giovani genitori mentre attendono l’uscita della figlia, iscritta al primo anno –: ci hanno convinto i programmi e l’attenzione che viene dedicata al singolo bambino». E non sono i soli: «Su sedici bambini della prima – dicono – gli italiani sono quattordici, senza contare quelli che frequentano le classi superiori».

Il sistema scolastico sloveno prevede un’offerta formativa che include gite fuori porta, personale di sostegno come psicologi e logopedisti, e attività pomeridiane di vario genere; tutte cose che, secondo i genitori, in Italia è sempre più difficile trovare: «I bambini fanno spesso passeggiate nella natura, imparano a conoscere il territorio e le comunità che lo abitano: vengono portati in gita nei paesi e nelle cittadine circostanti». La madre indica poi il giardino costellato di ulivi della scuola, e la vista sulla costa istriana: «Anche la posizione è importante – afferma – desidero che mia figlia cresca in un posto bello». Le attività pomeridiane della «Vergerio» prevedono corsi di coro, drammaturgia e piccole attività manuali, ma soprattutto tanto gioco: «Sono cose che sulla carta si trovano anche in Italia – dicono i genitori – ma poi dipende dal singolo insegnante che vengano attuate o meno: qui invece sono garantite e anzi giocano un ruolo portante nella didattica». Fondamentale, ovviamente, è l’insegnamento dello sloveno come “lingua d’ambiente” assieme a italiano e inglese: «I più piccoli l’imparano come un gioco – afferma la madre della bambina –: un domani sarà utile per il lavoro, ma oggi è importante per abituare i bambini alla nostra realtà transfrontaliera». La scuola è un piccolo edificio costituito da quattro aule, una minibiblioteca, una palestra e una sala riunioni per gli insegnanti, oltre alla mensa. La struttura necessaria ad ospitare un numero di bambini solitamente basso, che al momento si assesta a 41 scolari: 16 nella prima, 10 in seconda, 6 in una classe che a causa della poche iscrizioni congiunge terza e quinta, e 9 nella quarta. La scarsità di iscritti è, secondo i genitori, un’ulteriore garanzia di attenzione all’individuo: «I bambini sono pochi – dicono – mentre le maestre delle scuole italiane, per quanto siano brave, hanno a che fare con gruppi molto più ampi». Lo conferma anche una coppia di nonni muggesani, venuti a prendere il nipote al posto dei genitori, di cui forse non condividono l’entusiasmo: «In effetti gli scolari sono pochi e molto ben seguiti, ci sono pochi ragazzi per aula – dicono –: ma la scelta di iscrivere il bambino qui è dei genitori, e non abbiamo opinioni da esprimere al riguardo». La riforma della scuola portata avanti dal ministro Gelmini ha, a quanto pare, un peso minore di quanto si potrebbe pensare nella scelta dei genitori: «In fondo la riforma reintroduce il maestro unico – dice un padre – che qui c’è ancora perché non è mai stato tolto». «Avevamo già deciso di iscrivere qui nostra figlia – spiega un genitore – la notizia delle novità della Gelmini ha solamente rinsaldato la nostra convinzione». Un altro punto di forza della «Vergerio» sarebbe la gestione dei rapporti con i genitori: i bambini, dopo aver pranzato, rimangono in compagnia delle maestre fino a quando l’auto di mamma e papà non compare sul cancello».

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