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Le AssoEsuli non sono inutili e non succhiano soldi (Il Piccolo 19 apr)

L'INTERVENTO

Le associazioni degli Esuli giuliani e dalmati come «enti inutili». Questa l’opinione che gli utenti si saranno fatti guardando il servizio di Giovanna Boursier sul provvedimento inserito nella Finanziaria a favore delle associazioni e dei centri di studio preposti alla conservazione e alla divulgazione della memoria storica dell’italianità adriatica. Il servizio, costruito evidentemente in funzione di una tesi precostituita, vuole insinuare il sospetto che gli stanziamenti in realtà destinati dalla normativa vigente alle rappresentanze dei profughi dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia per le attività culturali siano stati indebitamente tolti agli esuli. Così la giornalista, intervistando una profuga giuliana, si chiede «perché bisogna continuare nella Finanziaria ogni anno a dare dei soldi agli esuli istriani, dalmati?». Il servizio adombra il concetto che i finanziamenti, previsti per gli esuli che però sono già «sistemati» da 60 anni, siano oggi fagocitati dalle associazioni. La mia stessa intervista, è ridotta ad una laconica dichiarazione che, collocata in un siffatto impianto a tesi, suonerebbe come una conferma dell’appropriazione indebita di stanziamenti comunque fuori tempo massimo.

La cronista «dimentica» che dall’istituzione con legge bipartisan n. 92 del 2004 del Giorno del Ricordo discendono i successivi provvedimenti legislativi volti a promuovere le iniziative di tutela e di divulgazione della storia e della cultura giuliano-dalmata e destinati sia alle associazioni in Italia sia alle Comunità italiane autoctone nell’Istria, nel Quarnero e nella Dalmazia oggi soggette alla Slovenia e alla Croazia. Un consenso bipartisan ha condotto pressoché l’intera classe politica nazionale a riconoscere il debito maturato nei confronti dell’Italia dai connazionali originari dai territori di antico insediamento storico ceduti all’ex Jugoslavia, che per oltre 60 anni hanno subito in patria l’ostracismo del silenzio, determinato da convenienze interne ed internazionali, e che hanno pagato con i loro beni immobili e mobili, con le loro aziende e le loro imprese i debiti di guerra contratti dall’Italia.

Questa Federazione – dovrebbero sapere coloro che operano nell’informazione – ha aperto da alcuni anni un «Tavolo di coordinamento» con il Governo su 9 punti considerati essenziali: tra questi, il riconoscimento – dopo oltre 60 anni – da parte dello Stato italiano di un indennizzo equo e definitivo per i beni espropriati dal cessato regime comunista di Tito ai cittadini italiani, la concessione del riscatto agevolato degli immobili costruiti nel dopoguerra per i profughi giuliano-dalmati, la regolarizzazione contributiva relativamente ai periodi di detenzione nei campi di concentramento ex jugoslavi e della contribuzione per i periodi di lavoro nelle zone cedute.

Questo per quanto concerne i singoli esuli. Si è poi aggiunto quello sull’inserimento delle vicende del confine orientale nei libri di scuola, che sta avendo proprio in questi mesi un positivo sviluppo al Ministero dell’Istruzione.

Altro aspetto è quello relativo alle associazioni della Diaspora e alle Comunità degli italiani dell’Istria, del territorio di Fiume e della Dalmazia, l’unica comunità italiana autoctona rimasta al di fuori dei confini nazionali a seguito della cessione di quei territori all’ex Jugoslavia.

I provvedimenti legislativi a favore delle rappresentanze degli Esuli, che hanno nell’istituzione del Giorno del Ricordo la loro ideale premessa, sono stati concepiti per favorire i progetti di divulgazione e di approfondimento della ricca storia dei territori ceduti.

Per altro verso, i contributi erogati all’Unione Italiana, rappresentativa dei connazionali residenti nelle repubbliche di Slovenia e di Croazia, rispondono alla naturale esigenza di sostenere la minoranza rimasta nei territori ceduti a testimoniare l’antica presenza italiana nell’Adriatico orientale.

Renzo Codarin, presidente Federazione Associazioni degli Esuli

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