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Largo Giardino intitolato a Fulvio Tomizza (Il Piccolo 16 set)

TRIESTE «L’intitolazione di questo slargo a Fulvio è particolarmente azzeccata perché, dopo aver lasciato l'Istria per Trieste, proprio qui, tra il civico 3 e il 21 di via Giulia, in questi 500 metri, mio marito ha vissuto per 40 anni. Qui ha corretto le bozze di Materada, qui ha vissuto gran parte della sua quotidianità. Ringrazio perciò tutti sentitamente per questa decisione». Laura, la moglie di Fulvio Tomizza, spiega così, con poche parole, l’emozione di vedere Largo del Giardino, a due passi dal giardino pubblico Muzio de Tommasini, prendere il nome del marito.

Insieme a Laura, a ricordare ieri il grande scrittore di frontiera, c’erano anche il sindaco Roberto Dipiazza, il vicesindaco e presidente della Commissione Toponomastica Paris Lippi e l’assessore alla cultura Massimo Greco. Ma alla cerimonia, parte degli appuntamenti per ricordare il decennale della morte dello scrittore istriano, hanno partecipato, oltre alle autorità e a tutta la famiglia di Tomizza, anche amici ed ex colleghi dello scrittore, ognuno con il suo carico di memorie dei tempi che furono. E al ricordo istituzionale del sindaco, che ha espresso la riconoscenza di Trieste a quest'uomo «che ha saputo mantenere viva la memoria di quei tempi difficili che furono gli anni immediatamente dopo la seconda guerra mondiale a Trieste e in Istria», si è unito il ricordo più intimo, più personale, di tutti coloro che l’hanno conosciuto.

Il ricordo del fratello, che non dimentica come le strade limitrofe al Giardino fossero state percorse in lungo e in largo da lui e Fulvio, allora giovani studenti che a piedi macinavano chilometri. Quello, affettuoso, dei suoi ex colleghi: Miro Oppelt, allora giornalista Rai, racconta della prima intervista che gli fece, quando Fulvio, appena arrivato a Trieste da Lubiana, rispose a tutte le sue domande in sloveno.

Anche in chi l’ha conosciuto appena la memoria dello scrittore continua a vivere. Come in Linda e Adriano Bellini, che all’epoca gestivano l'Enobar Pipolo, in via Giulia 5, dove Tomizza spesso si fermava per un caffè o un buon calice. Ma soprattutto lo ricorda la moglie, Laura Levi Tomizza, che a dieci anni dalla sua morte stenta ancora a tornare a Materada, rifugio della coppia per sei mesi l’anno, per il timore di quella casa ormai troppo vuota. «Sono lieta di questa intitolazione, così come della mostra a lui dedicata (Destino di frontiera, aperta a Palazzo Gopcevich fino al 27 settembre, ndr) per il decennale della sua morte – spiega Laura -, ma ancora più importante per me e per lui sarebbe che le sue opere fossero lette nelle scuole».

Giulia Basso

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