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La minoranza slovena: è un gesto storico (Il Piccolo 11 lug)

di MAURO MANZIN

TRIESTE Un gesto storico, un’opportunità per riportare la riconciliazione a Trieste, per chiudere i capitoli della storia passata e di aprirne di nuovi per le prossime generazioni. Sono tutte d’accordo le anime della minoranza slovena nel considerare assolutamente positivo l’omaggio che i tre presidenti di Italia, Slovenia e Croazia renderanno ai caduti del Narodni Dom e agli esuli istriani, fiumani e dalmati.

«È un atto simbolico – sostiene la senatrice Tamara Blasina – per la città di Trieste. Voltiamo pagina, non guardiamo più solo al passato. Condivido, dunque, il gesto e mi sembra che in questo modo si dia rispetto alle diverse memorie alle diverse sofferenze presenti in questa città nel secolo scorso, da una parte quelle della comunità slovena iniziate appunto nel 1920 con l’incendio del Narodni Dom proseguita poi ancora e poi la sofferenza dall’altra parta di centinaia di esuli che hanno lasciato la propria patria. Così si ricompone la città ed è uno stimolo per guardare insieme al futuro e dare una prospettiva anche alle nuove generazioni. La storia non più come divisione ma come ricomposizione delle diverse anime che compongono Trieste e la proiettano come città europea»

Per il segretario regionale del Skgz, Livio Serolic «è un passo fondamentale nel rispetto delle molteplici memorie e sensibilità di Trieste, il che dimostra che sia Trieste, sia i due Stati (Italia e Slovenia) hanno saputo in particolare in questi ultimi anni fare dei fondamentali passi in avanti per soddisfare quella che è comunque una concreta aspettativa di quest’area culturale e linguistica che ha vissuto sulla propria pelle non solo le tragedie della prima metà del secolo scorso, ma anche tutte le conseguenze negative che si sono riflesse nella vita quotidiana dei cittadini».

Non si discosta dai suoi connazionali neppure Drago Stoka, presidente della Confederazione delle organizzazioni slovene (area cattolica di centro). «Un evento quasi storico direi. È la prima volta che succede una cosa del genere – afferma – e coincide il concerto di Muti proprio con il 90° dell’incendio del Narodni Dom e poi mi pare che andare dopo anche al monumeto all’esodo sia da un punto di vista storico e umano una coincidenza per una civile convivenza tra i popoli. Oggi ritengo che siamo tutti aperti per il dialogo costruttuivo pacifico e sereno».

Infine Paolo Fonda, psicologo che ritiene i due gesti «molto importanti». Seconda Fonda non sarà «nulla di risolutivo, ma sarà certamente uno di quei passi in cui la politica si muove in parallelo alla vita civile». «In questo modo – conclude – le frange estremiste di entrambe le parti non terranno più in ostaggio quella parte della popolazione, che è la maggioranza, che vuole la riconciliazione, il riequilibrio comunemente riconosciuto ed accettato».

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