ANVGD_cover-post-no-img

La figlia di Straulino: ricordo mio padre felice nella bora (Il Piccolo 03 ott)

L’uomo, lo sportivo, la leggenda. I molti aspetti di Agostino ”Tino” Straulino, il velista di Lussinpiccolo entrato nella storia dello sport giuliano e nazionale, sono racchiusi nella mostra inaugurata al Museo del Mare. Un tributo dimostratosi intenso ancor prima del taglio del nastro avvenuto nel pomeriggio di ieri. Tanta gente, non solo politici o sportivi, ma anche l’abbraccio di quanti lo hanno conosciuto in veste di amico, comandante e guida, dividendo con lui il motto di «andare a vele spiegate», interpretandolo in chiave di vita autentica, romantica, mai virtuale.

Straulino è stato definito il più grande velista del Novecento, e la mostra allestita nel palazzo che ospita il Museo del Mare appena restaurato ne racconta gesta e carattere attraverso un ricco lavoro compiuto dai ricercatori dell'Area Cultura del Comune, tradotto in otto capitoli fondamentali del suo vissuto. Dalla giovinezza a Lussino sino alla Vela d’Altura della One Ton Cup, passando per la tappa della Accademia Navale, la Seconda Guerra mondiale, le imprese olimpiche a fianco di Rode e le esperienze a bordo della Vespucci e del Corsaro II.

Un lungo film sul mare quello della vita di Tino Straulino, dove medaglie olimpiche, primati e avventure belliche sembrano concordare verso un filo conduttore: «Era un vero signore, non solo dello sport – ha ricordato ieri Sergio Sorrentino, altro nobile della vela giuliana, classe 1924, atleta che divise con Straulino qualcosa come tre Olimpiadi – ”Tino” sapeva rispettare gli avversari e sapeva essere allo stesso tempo grande e modesto. Uomo di poche parole a bordo, è vero – ha aggiunto Sorrentino, ieri presente in rappresentanza degli Azzurri d'Italia – ma interprete unico di un periodo quando la vela non era supportata da aiuti economici. Lo sapevamo bene anche durante le Olimpiadi».

Molta storia e qualche aspetto leggendario, come le esperienze del mare amano inevitabilmente disegnare. Straulino è stato anche colui che ha risalito il Tamigi a vela, ma anche l’artefice di una folle partenza dal porto di Taranto, sanzionata con qualche giorno di consegna ma entrata ugualmente nei capitoli epici dell’attività extrasportiva. La mostra lo racconta, definendo momenti storici, passaggi epocali, cultura.

Già, la cultura. La vernice della mostra dedicata a Straulino pare non voglia rappresentare solo una nicchia di pregio all’interno della Barcolana e riallaccia piuttosto Trieste con il suo amico di sempre, il mare. Questo l’altro contenuto della mostra, avvalorato dal lavoro di riqualificazione della sede museale, effettuata a tempo di record, pronta quindi per ospitare nuove espressioni, storiche o contemporanee, provenienti dal mare.

Molti gli interventi di ieri a coronamento della cerimonia, dal preambolo dell’assessore comunale alla Cultura Massimo Greco, agli auspici del sindaco Roberto Dipiazza, sino alle accorate parole di Tiziana Oselladore, componente dello comitato esecutivo della mostra, assieme a Lorenzo Michelli, Sergio Dolce e Marzia Vidulli Torlo.

Il ricordo di Tino Straulino è emerso grazie alla figlia Marzia. Poche parole, emblematiche e semplici, rubate tra la folla che ha ieri visitato la mostra: «Lo ricordo sereno, felice, nel vento. Sia con la bora o la bonaccia – ha evocato la figlia – Nella sua vita ha fatto ciò che amava, e lo ha fatto bene. Ha saputo trasmettere e ha saputo vincere. Lasciando ricordi e soprattutto amici, tanti amici».

Francesco Cardella

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.