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La cultura è importante ma non basta (Voce del Popolo 22 mag)

TRIESTE – Si è chiusa con un giro di interventi di tutti i relatori riuniti, la serie di conferenze che l’UPT ha voluto dedicare, nella sua sede di Trieste, ai 110 anni dalla sua fondazione. Diego Redivo per la storia, Renzo Niccolini per la scuola, Paolo Quazzolo per cultura e spettacoli, Irene Visentini per le attività culturali, Elvio Guagnini per la letteratura, Sergio Molesi per l’arte nei suoi diversi aspetti, Luciano Lago per l’editoria e, unico assente per impegni di lavoro in Sicilia, Ivano Cavallini per la musica. L’argomento della serata, introdotta dal presidente dell’UPT, Silvio Delbello, riguardava riflessioni e proposte su iniziative per il futuro in grado di creare ulteriori volani di crescita dell’UPT a Trieste e nel rapporto con la minoranza italiana in Slovenia e Croazia dopo più di quarant’anni di collaborazione.

ISTRIA NOBILISSIMA L’apporto di ognuno dei relatori si è focalizzato sui settori di competenza con proposte che in parte ricalcano iniziative già tentate, in vario modo, nel passato e poi eclissate per mancanza di fondi o di precisa volontà di realizzarle. Vedi, per esempio, il dibattito su Istria Nobilissima che ha impegnato per decenni gli autori della minoranza che anelavano ad uscire dai confini comunitari, ma le cui opere rimanevano circoscritte a confini geografici ben definiti. Ma i tempi cambiano, nei decenni è nato il premio promozione e non è detto che nel futuro, sia proprio l’UPT a proporre i nostri autori ad un grande editore… O sia proprio l’apporto dell’ente triestino che riesca a riportare in auge le rassegne delle filodrammatiche delle scuole che riuscivano nel passato ad essere un volano di creatività, una fucina per i bisogni del Dramma Italiano, e così via. Questione di mezzi più che di idee, come ha sottolineato il prof. Luciano Lago, per cui è giunto il momento di sinergie e progetti che investano maggiormente la Regione FVG, ma anche l’Europa in seno a nuovi processi di collaborazione finanziati in ambito internazionale.

SCUOLA Mentre nel corso dei decenni è andato affievolendosi il rapporto dell’UPT con la città di Trieste, che va, quindi, ripensato e rinvigorito, è cresciuto il contatto, anche quotidiano, con la minoranza. Facile cogliere quindi umori e situazioni di disagio. La scuola, per esempio, che negli anni Novanta ha subito un arresto nella politica dei quadri e nella campagna per la sensibilizzazione delle famiglie alla necessità di un’educazione in lingua italiana dei loro figli in una società di contatto ed osmosi che non supporta tali bisogni se non da parte di una popolazione con un forte senso d’appartenenza ad una cultura specifica del territorio. Paradossalmente era necessario sentirsi italiani quando c’era una minaccia palpabile di assimilazione forzata che oggi si stempera nei nuovi corsi della storia. Bisogna creare, quindi, nuove opportunità da offrire ai connazionali – afferma Diego Redivo –, attraverso un processo economico che rappresenta oggi l’unico linguaggio di immediata rispondenza a livello sociale.

INVESTIMENTI Investimenti, realtà in cui si parla italiano, sono le mete di un processo già per altro focalizzato nel passato all’interno della medesima Comunità Nazionale, ma forse in anticipo sui tempi storici. Oggi più che mai attuale. Altrimenti in qualche decennio e la minoranza è destinata a scomparire – ribadisce Redivo –, la cultura è importante, ma non basta a mantenere viva una comunità. Però serve. Così come sottolineato da Elvio Guagnini, da Irene Visentini, da Paolo Quazzolo impegnati nel dialogo su educazione universitaria, teatro, letteratura.

CULTURA L’UPT, soprattutto in campo artistico, grazie all’impegno diretto e costante di Sergio Molesi, è riuscita a realizzare il progetto che la minoranza avrebbe voluto veder estendere anche agli altri mondi della creatività, in particolare quello letterario: ovvero portare gli autori in Italia, esporne le opere attraverso le quali raccontare la realtà di una minoranza che troppo spesso viene collocata all’interno di luoghi comuni. Vedi l’italiano di dubbia qualità dei ragazzi delle scuole, l’uso frequente del croato come lingua del rapporto tra coetanei, un teatro chiuso e distante, un’informazione implosiva. Tutto vero, ma solo se rapportato al contesto in cui questi procedimenti hanno avuto modo di formarsi e consolidarsi spesso anche per l’assenza di strumenti adeguati di tutela a sostegno della minoranza stessa.

Il ruolo dell’UPT è stato fondamentale e può continuare ad esserlo solo se l’Italia prenderà veramente coscienza dell’esistenza di una minoranza che, in quanto tale, può traghettare dall’Adriatico all’Europa un messaggio di storia e civiltà spesso poco nota se non sconosciuta alla maggior parte degli italiani per non parlare degli altri popoli europei. Il 4 giugno l’UPT si prepara a presentare a Trieste un’altra iniziativa importante: una mostra sui 110 anni dalla sua fondazione, con un’appendice sulla scuola di acquaforte della Sbisà ed una su ciò che l’UPT ha realizzato in campo scolastico ed educativo. Il tutto propedeutico per un futuro che, nelle parole dei relatori e del presidente, intende essere significativo e pregnante.

Rosanna Turcinovich Giuricin

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