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La Croazia torna a trattare con l’UE (Il Piccolo 04 ott)

di MAURO MANZIN

TRIESTE La Croazia riprende il suo cammino verso l’Europa. Il semaforo verde è giunto dopo la riunione interministeriale di Bruxelles quando la Slovenia ha tolto il veto impegnandosi, assieme a Zagabria, a risolvere il contenzioso confinario ancora in atto. La Croazia è riuscità così a chiudere altri 5 capitoli di mediazione con l’Ue per l’adesione aprendone altresì altri 6. Tutto risolto dopo un anno di balck-out? Niente affatto perché, semaforo verde a parte, Slovenia e Croazia non sono ancora perfettamente d’accordo sulle modalità di soluzione del contenzioso confinario.

Il ministro degli Esteri sloveno, Samuel Zbogar ha chiaramente affermato che «serve un ulteriore incontro tecnico tra i due Paesi» prima di firmare l’accordo di avvio delle trattative. Ed è proprio la tempistica della trattativa che «preoccupa» Lubiana molto più favorevole a una soluzione scaturita da una mediazione, mentre la Croazia, chiaramente punta molto di più, se non tutto, sull’arbitrato e non è d’accordo sulla composizione dei giudici che dovrebbero sentenziare (la proposta del commissario all’Allargamento, Olli Rehn parla di due giudici scelti reciprocamente da Slovenia e Croazia e tre a discrezione della Corte internazionale).

Per evitare speculazioni come al tempo dell’accordo Drnovsek-Racan del 2001, poi decaduto per la bocciatura del Parlamento croato, la Slovenia afferma che il documento di accordo tra Lubiana e Zagabria sulle regole di mediazione sarà parafato dal ministro degli Esteri Zbogar per poi essere firmato dal premier, Borut Pahor. Altrettanto dovrà dunque avvenire da parte croata, con la sigla del capo della diplomazia, Gordan Jandrokovic seguito dalla firma del premier Jadranka Kosor. E proprio il ministro degli Esteri croato al termine degli incontri a Bruxelles ha affermato che «siamo sula buona strada, ma sulle particolarità dell’accordo non ho nulla da dire». Insomma, Zagabria torna a «viaggiare» verso l’Europa ma sente ancora il fiato sul collo della Slovenia.

L’arbitro imparziale della «disputa» sarà la presidenza di turno dell’Ue detenuta dalla Svezia. Il ministro degli Esteri Carl Bildt ha voluto fin dall’inizio dimostrare la propria imparzialità dichiarando che il problema confinario tra Slovenia e Croazia è un tema bilaterale, ma nella sua dichiarazione è apparso implicito che l’Unione europea vigilerà affinchè nessuno possa fare il furbo. Soddisfatto anche il commissario Ue all’Allarganmento, Olli Rehn, il quale ha ricordato come da gennaio a giugno ha svolto un ruolo attivo nella ricerca di una mediazione, poi, dopo le dimissioni di Sanader, è stato un «incolpevole osservatore», mentre ora si sente di essere «un osservatore che collabora».

Da un punto di vista tecnico la Croazia ha aperto finora 28 capitoli negoziali con l’Unione europea. Finora ha chiuso la mediazione su 12 dei 35 capitoli complessivi cui dovrà dare una risposta secondo i canoni comunitari. Tra le questioni non ancora affrontate ce ne sono due di non poco conto e per le quali Zagabria non ha ricevuto il via libera neppure dalla Commissione europea. Si tratta del tema della concorrenza in cui ricade il problema della privatizzazione dei cantieri navali che in Croazia sta attraversando un momento di stallo, con le prime aste per i cantieri andate quasi deserte e con gli operai sul piede di guerra. L’altra è la riforma dellla giustizia, e anche quei si parla di grossi ostacoli che Zagabria dovrà superare per rispettare i parametri comunitari.

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