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Jakovčić, sul vescovo Milovan, ‘’è un ritiro forzato’’ (Voce del Popolo 16 giu)

“È un ritiro forzato, quello del vescovo della diocesi di Pola e Parenzo, msgr. Ivan Milovan”. Lo ha detto in una breve dichiarazione alla stampa ieri il presidente della Regione Istriana, Ivan Jakovčić. ”Vorrei esprimere il mio rammarico e quello della gente dell’Istria per questo fatto e manifesto a msgr. Milovan tutta la mia solidarietà. Devo, inoltre, ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per l’Istria. D’altro canto sono certo che anche in futuro tra Regione e Vescovado la collaborazione sarà ottima, ma preciso subito che in quanto a Daila non cederemo di un passo. Anzi, chiederemo nella soluzione del contenzioso il sostegno del governo e di tutte le istituzioni: è una questione di interesse nazionale e così va affrontata”.

Lo zupano si è soffermato sul ritiro di msg. Milovan (peraltro subitamente accolto da papa Benedetto XVI) ieri nel dopo cerimonia per l’apertura del cantiere della Casa dello studente e mensa studentesca a Pola.

Sulla vicenda è intervenuto anche il deputato dietino (IDS-DDI) Damir Kajin con una dichiarazione alla stampa: “I vescovi non vengono eletti dai fedeli, bensì è il Vaticano che li investe, a nome del Papa. Se fosse stato per i cittadini dell’Istria, Milovan sarebbe rimasto vescovo per sempre. Sono convinto che la mossa del Vaticano lanci un messaggio negativo, perché in Istria verrà interpretata come motivata più dal denaro che dalla cura delle anime. Il caso del monastero di Daila è un problema e si può interpretare come una concessione dello Stato alla Chiesa, perché ha reso beni a chi non ne era mai stato proprietario. Se si tratta di beni di optanti, lo Stato non doveva renderli. Però, il Vaticano non è mai stato in guerra con l’ex Jugoslavia, per cui non deve risarcire i danni compiuti dall’esercito di occupazione italiano”, ha dichiarato Kajin, aggiungendo che il cardinale Josip Bozanić ha cercato di appianare il caso.

Però “ora tutto è in mano alla magistratura. I Tribunali croati saranno dalla parte dello Stato, mentre quelli ecclesiastici si schiereranno dalla parte del cardinale Bertone. In ultima analisi, a decidere sarà la Corte di Strasburgo”, ha concluso Damir Kajin.

Ricordiamo che monsignor Milovan la scorsa estate aveva contrastato l’accordo, voluto dal Papa, per risarcire i benedettini italiani ai quali erano stati confiscati i beni a Daila dopo la Seconda guerra mondiale. Per implementare l’intesa, il Papa nel luglio 2011 aveva dovuto “commissariare” la diocesi di Parenzo e Pola per il tempo necessario a porre la firma sull’accordo, che era stata rifiutata, per l’appunto, dal vescovo Ivan Milovan, ora ritiratosi. Si era creato anche una sorta di caso diplomatico tra Vaticano e Croazia. Ai primi di agosto la Santa Sede, difendendo l’accordo di risarcimento, aveva affermato che la questione era tutta interna alla Chiesa, senza nessuna “volontà di danneggiare” il Paese, e che essa non doveva quindi essere “strumentalizzata a fini politici e demagogici”. La vicenda di Daila, per il momento, è “congelata” in attesa del responso della magistratura croata: quindi a prescindere dal ritiro di Milovan, è ancora ben lungi dall’essere risolta.

(fonte La Voce del Popolo” 16 giugno 2012)

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