Intervista a Oliviero Zoia, presidente del Comitato di Roma dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Sig. Zoia, ci spiega perché ha fortemente voluto il convegno presso la Provincia di Roma alla presenza del sen. Gasparri del PDL e dell'on. Violante per il PD?
Il 1 ° luglio è avvenuta a Villa Madama la discussione per il possibile ingresso della Croazia in Europa già entro la fine di questo 2009. Le valutazioni di carattere economico che dovevano essere superate a livello di Commissione Europea sono state rivalutate, mentre manca ancora un ritocco ai regolamenti interni concernenti il principio di "reciprocità".
Ad esempio, sui fatti delle foibe e sul riconoscimento di quegli eccidi, i croati hanno risposto: aerano poche centinaia di italiani, alcuni fascisti, molti dei quali si sono suicidati a causa della depressione che li aveva colpiti gettandosi volontariamente nelle cavità carsiche». Capite che un popolo quale quello degli esuli, maltrattati e male accolti in Italia nel primo dopoguerra, non può accettare queste tesi qualunquiste, che irridono la memoria degli infoibati. Attraverso i rappresentanti dei due schieramenti più significativi, speravamo di aver spinto tutto il Governo a fare chiarezza sulle questioni ancora aperte con i Paesi della ex-Jugoslavia e verso gli esuli giuliano-dalmati prima del definitivo ingresso della Croazia nell'Europa Unita.
Solo un Governo pienamente sostenuto in modo bipartisan, può affrontare con successo questo tipo di trattativa: per questo motivo sottoporremo nuovamente un documento unitario, come suggerito dalPon. Luciano Violante, a tutti i rappresentanti del PDL e del PD in modo che la Croazia capisca che su questi temi l'Italia è unita.
Venendo alle questioni dei beni abbandonati, cosa chiedete al Parlamento?
Da sempre la questione dei beni abbandonati è stato un supplizio per gli esuli, in quanto lo Stato italiano ha valutato in modo iniquo tale argomento. E il solo caso nella storia dove il debito contratto da una nazione nei confronti di un'altra nazione viene pagato con i beni privati dei cittadini.
Va ricordato che le cifre stimate sono di 160 milioni di dollari del 1947, poi ricalcolati in 5.500 miliardi delle vecchie lire e di tutto questo, agli esuli che ne hanno fatto domanda, è giunto il 2%. La legge 137/2001, peraltro, è stata un fallimento: pur avendo dei soldi a disposizione, solo per motivi di carattere burocratico (mancanza di personale…) non si riesce a chiudere le pratiche.
Gli esuli che, invece, hanno mantenuto la posizione per poter tornare nelle loro case senza, quindi, richiedere alcun risarcimento per quanto lasciato, ancora oggi non hanno ottenuto soddisfazione: la Croazia, in particolare, non permette l'acquisto di nessuna proprietà immobiliare agli italiani sul proprio territorio.
Le famiglie che richiedono la restituzione dei beni forzatamente abbandonati non sono un gran numero ma rappresentano una realtà che il Parlamento italiano in questo momento potrebbe trattare con la Croazia. Parliamo di circa 600 edifici che potrebbero essere restituiti ai legittimi proprietari italiani ma che la Croazia non intende concedere, incurante del principio di reciprocità richiesto dall'Europa Unita.
E giunto il momento, per il Governo, di chiarire la posizione in merito alla questione dell'esodo giuliano-dalmata e a quanto ad esso dannosamente conseguito per i cittadini italiani, in modo da avanzare, a testa alta, le richieste alla Croazia di risarcimento e restituzione dei beni usurpati. (E.Z.)