ANVGD_cover-post-no-img

Indennizzi, Kajin: speranze per la Zona B (Il Piccolo 22 ago)

FIUME La recente sentenza della Corte suprema croata con cui viene sancito il diritto degli eredi di Zlata Ebenspanger, ebrea-croata poi cittadina brasiliana, di rientrare in possesso o essere risarciti per un palazzo del centro di Zagabria nazionalizzato dall’ex regime jugoslavo nel Dopoguerra, riapre il controverso capitolo dei beni abbandonati.

Il verdetto spianerebbe la strada a una lunga serie di rivendicazioni analoghe. Dopo il crollo dell’ex Federativa e dall’indipendenza della Croazia, le richieste del genere avanzate da cittadini stranieri sarebbero almeno 4.211. E dal momento che la restituzione degli immobili requisiti (case, ville, terreni, negozi, ecc.) non è più ipotizzabile, si calcola che il risarcimento potrebbe comportare un pesantissimo rimborso: almeno sul miliardo di kune, cioè 137-138 milioni di euro. Solo a Zagabria gli immobili a suo tempo nazionalizzati sarebbero 420. La vicenda Ebenspanger (causa avviata 13 anni fa) potrebbe quindi costituire un precedente per altri stranieri, le cui rivendicazioni farebbero capo alla normativa approvata dal Parlamento croato nel 2002 e potrebbero avere fondamento nel caso in cui la causa fosse stata avviata non dopo il 7 gennaio 2003 e solo se la materia – come sottolineato nella sentenza della Csc – non risultasse regolata da appositi trattati interstatali a carattere bilaterale.

Il caso Ebenspanger riapre anche la questione dei beni abbandonati dagli esuli (o optanti) dall’Istria, Fiume e Dalmazia, anche se in questo caso l’accoglimento delle loro rivendicazioni presenta sfaccettature giuridico-legali assai più complesse, che affondano le radici negli accordi bilaterali fra Roma e Zagabria e nei rapporti diplomatici fra i due Paesi. Stando a quanto si sostiene nella capitale croata, la questione dei beni degli esuli è stata definitivamente posta ”ad acta” da appositi accordi interstatali, per cui ogni ulteriore discorso è inutile e superfluo. Atteggiamento che troverebbe un solido pilastro di appoggio – sebbene tenacemente contestato dalle associazioni degli esuli – anche in quanto sarebbe scaturito dalla visita a Zagabria del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini nel gennaio 2009. Un “pilastro giuridico” che si fonda peraltro pure sugli accordi bilaterali sottoscritti da Italia ed ex Jugoslavia dal Trattato di pace del 1947 in poi: ex Jugoslavia della quale l’odierna Croazia si presenta come Stato-successore, con tutti gli impegni e le implicazioni o derivazioni giuridiche che ciò comporta. Anche secondo il politico istriano Damir Kajin, deputato al Parlamento croato – interpellato in proposito dal quotidiano polese “Glas Istre” – , almeno in linea di principio le rivendicazioni degli esuli non avrebbero molte possibilità di essere avallate dalla giustizia croata. Lo stesso Kajin ammette tuttavia che vi sono anche casi (non più di 3mila) in cui i beni nazionalizzati nell’ex Zona B potrebbero essere ancora oggetto di vertenza e rivendicati in sede giudiziaria. (f.r.)

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.