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Il Piccolo – 071207 – Come i nostri nonni, senza frontiere

LE TESTIMONIANZE

«Quella che avverà il 21 dicembre sarà la ”mia” seconda caduta dei confini. Ero in servizio a Bolzano, infatti, quando caddero le barriere con l’Austria». A parlare è un agente della polizia di frontiera, poco meno che trentenne. Per lui, triestino (anzi «carsolino» precisa un collega) la rimozione della frontiera ha un doppio significato. «Che effetto mi fa pensare alla trasformazione in atto? Da poliziotto sapere che il mio lavoro finisce lascia un po’ di amarezza – aggiunge -. Da triestino, però, non posso non riconoscere l’importanza del momento. La mia generazione è nata con questa frontiera. Tutti ricordiamo le trafile alla dogana, il timore per i controlli della polizia slovena, le tensioni, in qualche occasione, con gli stessi vicini d’oltreconfine. Pensare che a breve tutto ciò non esisterà più fa un certo effetto. È senza dubbio una bella cosa sapere che tra poco non esisteranno più barriere, così come non esistevano ai tempi dei nostri nonni».
Tradisce meno emozioni, invece, uno dei agenti in servizio sul versante sloveno. «Per noi non sta accadendo nulla di speciale – spiega -. Certo, siamo consapevoli che si tratta di un avvenimento storico. Ma, dal punto di vista pratico, per noi non cambia nulla. Sappiamo già cosa faremo dopo il 21 dicembre. Verremo infatti trasferiti in altre zone del Comune di Capodistria: qualcuno sarà impiegato nei retrovalichi, qualcun altro effettuerà attività di controllo marittimo. La caduta del confine quindi – conclude il poliziotto sloveno – non si accompagna per noi ad alcuna incertezza. Ecco perchè viviamo questo momento con grande tranquillità».
Di tenore opposto le considerazioni dei titolari delle attività commerciali presenti a ridosso del valico, in territorio italiano. «La caduta del confine? Una cosa tremenda – afferma Emi Rotella, che da 17 anni gestisce il bar vicino al confine -. Con l’apertura delle frontiere le macchine sfrecceranno a tutta velocità e nessun cliente si fermerà più da noi. Forse saremo costretti a chiudere, come hanno dovuto fare i negozianti austriaci dopo il crollo del loro confine. Nel dubbio, io già ho smesso di ordinare merce ai fornitori». «Gli affari già non andavano bene, in futuro non potranno che peggiorare – aggiunge il titolare della vicina oreficeria -. Ormai sto pensando seriamente a chiudere l’attività». Tra i commercianti, infine, c’è chi solleva il problema sicurezza. «Finora, con la polizia di frontiera a pochi metri, eravamo in una ”botte di ferro” – conclude Manuela. collaboratrice della farmacia poco distante dalle guardiole -. Con la partenza degli agenti tutto cambierà. Questa diventerà la porta d’ingresso di molti cittadini dell’Est Europa. E la preoccupazione è che, tra loro, possano esserci anche persone con cattive intenzioni»..

 

m.r.

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