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Il calcio polesano (Voce del Popolo 17 apr)

Da grande appassionato di sport, sono molto interessato alla lettura sportiva. Ci sono diversi progetti per i quali sono stato chiamato a dare un contributo e ho dovuto sudare le proverbiali sette camicie per informarmi della storia sportiva locale. Qualche anno fa partecipai al progetto “Enciclopedia istriana” e in quella circostanza capii che al mondo sportivo istriano non interessassero gran che la storia e la tradizione. Non so come interpretare altrimenti l’esiguità di fonti documentate dei tempi passati, delle vecchie glorie sportive di fama nazionale, ma anche europea e mondiale. Per fortuna, ci sono sempre delle eccezioni e, siccome sono un grande appassionato di calcio, devo ammettere che mi ha fatto molto piacere, una decina d’anni fa, prendere in mano il libro di E. Tommasi nel quale ha scritto la storia del calcio polese, intitolata “I nero stellati del Grion di Pola”. Tommasi, che prima di trasferirsi a Parma ha vissuto a Pola, ha raccolto tutti i dati del calcio dal 1900 al 1979, dimostrando di fatto che la storia del calcio polese è veramente speciale.

Ho trovato moltissime informazioni su giocatori locali che hanno fatto carriera in Italia (Vojak nella Juventus e nel Napoli, Ostroman nel Milan, per citarne alcuni), ma anche foto inedite dei vecchi stadi polesi, della costruzione del Comunale nel 1928, di personaggi che hanno scritto la storia del dopoguerra (dal 1945 al 1960) e che abbiamo avuto la fortuna di conoscere personalmente. Non abbiamo spazio a sufficienza, in questo articolo, per citarlo più di tanto, ma lo farà il polese Anton Percan nel libro che sta scrivendo. Percan, ingegnere navale all’Uljanik, oltre a essere un malato di calcio è innamorato di Pola. Me lo ricordo ancora da giocatore delle giovanili dell’Istra. Era sempre nella tribuna centrale del Comunale, quella che è stata abbattuta qualche settimana fa dopo essere stata la casa del calcio polese dal 1931. Percan si è messo a scrivere la storia del calcio polese dagli inizi a oggi. Non tratterà, però, soltanto il calcio. Come mi ha spiegato l’autore stesso, sarà come parlare di un secolo di Pola, di come la città ha vissuto tutti i cambiamenti anche tramite il calcio!

Ci siamo sentiti qualche giorno fa e ho capito bene quali difficoltà incontra nella ricerca di documenti d’epoca. L’entusiasmo di Percan, però, è tale che sono sicuro che ce la farà a finire il libro per l’inaugurazione del “nuovo” comunale “Aldo Drosina”, a fine anno. L’ingegner Percan, ne sono certo, farà felice moltissima gente che ha fatto la storia del calcio di Pola, ma innanzitutto darà un contributo alla storia della città. Il materiale di cui possono disporre le nuove generazioni per capire che in passato Pola era una bellezza urbana, con gente di spirito e cultura unici, è veramente esiguo. Oggi siamo passati agli antipodi di quella storia, ma guai pensare che non si può cambiare in meglio. Per intenderci, non si può tornare indietro, ma lavorare con l’idea della “città di una volta” è un dovere e anche una necessità per tutti quelli che sanno di cosa sto parlando. Per tutti questi motivi, non vedo l’ora di leggere il libro di Percan e di mostrarlo ai miei figli.

Robert Matteoni

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