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Gorizia: sindaco chiede scusa per silenzio su deportati (Il Piccolo 04 mag)

«Mi vergogno, come sindaco di Gorizia, di non essere ancora riuscito ad ottenere nulla su coloro che nel maggio del 1945 vennero deportati dai titini in questa città e dei quali a tutt'oggi non sappiamo nulla. E di questo me ne scuso». Ieri pomeriggio, al parco della Rimembranza, alla commemorazione del 65.esimo anniversario dell'inizio delle deportazioni perpetrate dalle forze jugoslave ai danni di oltre 600 goriziani, il sindaco Romoli ha ammesso tutta l'impotenza dei molteplici tentativi condotti negli ultimi anni a tutti i livelli per squarciare il velo di silenzio che ancora avvolge quegli italiani che scomparvero a guerra finita. «Insisteremo ancora, fino all'ultimo – ha aggiunto -. Ma temo che anche il prossimo anno ci ritroveremo qui senza novità di rilievo». Parole tristi ma comunque non rassegnate anche da parte di Clara Morassi Stanta, l'anima del Comitato dei congiunti dei deportati. «Non è possibile che in questi 65 anni sia cambiato tutto, con il crollo di ogni muro e la nascita dell'Unione europea – ha detto – e non si sia ancora riusciti a sapere nulla dei nostri cari». Alla fine del suo intervento, però, un'ammissione commovente. «Ho paura che non arriveremo mai a sapere nulla di quale sorte toccò loro, e dove essi riposino». Tanti i goriziani, più e meno noti, che ieri hanno voluto rendere omaggio al Lapidario. Dall'ex sindaco Antonio Scarano, che quel monumento fece erigere, al prefetto Maria Augusta Marrosu; dal presidente della Provincia Enrico Gherghetta al questore Antonio Tozzi, al comandante provinciale dei Carabinieri Roberto Zuliani; per non dimenticare il presidente della sezione dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Rodolfo Ziberna, il consigliere regionale Gaetano Valenti e gli assessori comunali Fabio Gentile e Sergio Cosma. (n. c.)

 

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