Gorizia paradigma della storia della frontiera adriatica

Un anno fa un convegno internazionale di studi organizzato dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha raccolto studiosi italiani, sloveni e croati per parlare di Gorizia, della sua storia e delle sue prospettive nella cornice europea sublimata dal ruolo di Capitale della Cultura che rivestirà insieme a Nova Gorica nel 2025. Oggi nell’ambito degli eventi della XX edizione di éStoria, il Festival internazionale della storia, l’ANVGD ha presentato con la sponsorizzazione di Grappa Ceschia gli Atti di quel convegno, pubblicati da Wolters Kluwer con la curatela del Prof. Davide Rossi e dell’Avv. Davide Lo Presti con il titolo Da “santa” e “maledetta” a Capitale Europea della Cultura. Gorizia tra confini, autonomia e cooperazione transfrontaliera.

«La sagra di Santa Gorizia e Gorizia tu sia maledetta sono le due facce della percezione di Gorizia durante la Prima guerra mondiale – ha spiegato Davide Rossi, docente dell’Università di Trieste – L’esaltazione patriottica di Vittorio Locchi ed il canto antimilitarista che veniva intonato di nascosto nelle trincee italiane rappresentano il ruolo cruciale di Gorizia durante il terribile conflitto. Il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 avrebbe invece disegnato un confine che privò l’Italia di gran parte delle conquiste della Grande Guerra al confine orientale ed avrebbe diviso in due il capoluogo isontino. Da questi tragici presupposti siamo arrivati al successo della candidatura a Capitale Europea della Cultura condivisa con la dirimpettaia slovena Nova Gorica»

Il Sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna ha evidenziato che per i suoi concittadini era diventata routine quotidiana ciò che oggi è storia ed oggetto di studio e di sorpresa: il confine che attraversava una piazza cittadina, gli algidi granicari jugoslavi pronti a sparare su chi cercava di scavalcare “il muro di Gorizia” (nulla a che vedere con quello di Berlino, ma mattoni e filo spinato erano parimenti presenti) e dall’altra parte del confine una delle più giovani città d’Europa cresceva ed erigeva i palazzoni di cemento del socialismo reale che nulla avevano a che fare con l’anima mitteleuropea della “Nizza dell’Austria”.

Andrea Bolla è un manager del settore energetico ed attento analista delle dinamiche sociopolitiche del Nordest che è rimasto profondamente colpito dalla sfida di GO!2025 ed ha proposto al pubblico che ha riempito l’Aula Magna del Polo Universitario Santa Chiara una brillante disamina del volume in oggetto: «La cooperazione transfrontaliera tra Gorizia e Nova Gorica per vincere il titolo di Capitale Europea della Cultura è un messaggio di cooperazione e collaborazione che va in controtendenza rispetto alla crisi dei commerci internazionali e degli investimenti diretti esteri che sembrano proiettare il mondo verso un nuovo protezionismo con i confini sigillati». La storia di Gorizia è poco nota, ha rilevato Bolla, e perciò ha tante potenzialità di sviluppo: «Qui ci troviamo di fronte ad un concentrato di storia del Novecento non privo di elementi affascinanti al limite del racconto di spionaggio come la Domenica delle Scope. Nota di merito di questa raccolta di saggi è aver fornito anche la prospettiva jugoslava con due saggi nei quali vengono riportate la genesi di Nova Gorica e l’approccio di Belgrado alla definizione del nuovo confine con l’Italia»

Mauro Mazza è un volto storico della Rai che oggi ha l’incarico governativo di organizzare il padiglione dell’Italia ospite d’onore alla Buchmesse di Francoforte 2024: le origini triestine della madre gli hanno consentito di conoscere già da bambino la realtà della frontiera adriatica e la cesura che attraversava Gorizia. «Questo volume contiene un sacco di notizie e di spunti sconosciuti all’opinione pubblica ed agli addetti ai lavori, a partire dalla prefazione del professor Dolso che riferisce di come giuliani, fiumani e zaratini siano stati estromessi dal voto del 2 giugno 1946. Non di meno il professor Parlato ha delineato la figura del goriziano Enrico Rocca: ebreo, irredentista, futurista e interessato al fascismo sansepolcrista che prese la distanze da Mussolini dopo la sua svolta a destra» Anche Mazza ha evidenziato la particolarità della Domenica delle Scope «a metà tra un racconto di Le Carrè ed una festa paesana» in cui emerge la figura dell’esule polesano ed agente segreto Sergio Cionci e, con riferimento alla Fiera di Francoforte, ha aggiunto: «Gorizia avrà sicuramente uno spazio dedicato perché rappresenta un esempio: la cultura unisce ciò che la politica divide. Teniamolo presente quando l’Europa rinuncia alle sue radici o ci dimentichiamo di quanta cultura europea ci sia in Russia e viceversa. Dobbiamo prendere lo spunto da Gorizia e Nova Gorica per ricomporre ciò che la storia ha diviso»

Chiamato da più parti in causa per il suo saggio dedicato alla Domenica delle Scope, l’avvocato Gianluca Barneschi ha quindi anticipato che, proprio confrontandosi con altri studiosi convenuti a èStoria, ha trovato nuove piste archivistiche slovene con cui approfondire le sue ricerche. [LS]

 

 

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