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Gorizia: governo boccia segnaletica in dialetto (Il Piccolo 20 apr)

di STEFANO BIZZI

GORIZIA Restano i segnali stradali trilingue italiano-friulano-sloveno. Spariscono invece quelli bilingue italiano-dialetto. A bloccare la cartellonistica in dialetto è Roma. Il governo Berlusconi ha bocciato la parte della legge regionale numero 5 del 2010 inerente la segnaletica con la toponomastica locale approvata lo scorso 17 febbraio a Trieste. Non si toccano invece le lingue minoritarie tutelate dalle leggi nazionali 482 del 1999 e 83 del 2001.

Sulla scorta del testo della normativa sui dialetti di origine veneta parlati in Friuli Venezia Giulia che prevede la valorizzazione del triestino, del bisiaco, del gradese, del maranese, del muggesano, del liventino, del veneto istriano e di quello dalmata, nonché del veneto goriziano, pordenonese e udinese, il 24 marzo la Provincia di Gorizia aveva deliberato l’installazione di tabelle bilingue italiano/gradese sulle tre strade di sua competenza nel territorio comunale dell’isola. La prima è stata posizionata all’imbocco del ponte Tiel-Belvedere, la seconda sulla Sp 23 e l’ultima sulla Sp 19. Spesa complessiva dell’operazione: 300 euro. Nulla in confronto ai 106mila euro stanziati dalla Regione per le tabelle blu in italiano, sloveno e friulano.

Se a Grado hanno plaudito all’iniziativa, perché valorizza la cultura locale, a Gorizia il vicesindaco Fabio Gentile ha considerato la questione all’interno di un contesto più ampio e ha deciso che la spesa, per quanto contenuta, sarebbe inutile. «Mi sembra che in un momento di crisi economica come è quello in cui ci troviamo, sia superfluo spendere anche 100 euro per questa voce. Capisco il richiamo alle proprie radici dei gradesi, ma la tutela linguistica non parte dai cartelli stradali. A Gorizia, poi quale dialetto utilizziamo? E a Monfalcone, cosa facciamo con la comunità bengalese? Possono esserci dei casi, ma cambiare tutta la toponomastica, mi sembra assurdo».

Da parte sua il presidente della Provincia Enrico Gherghetta non fa comunque retromarcia: «Piuttosto che togliere i segnali da Grado, pago di tasca mia i 300 euro di cui stiamo parlando. Si tratta di tabelle turistiche come quelle dei ristoranti. Se proveranno a toglierle, chiamerò a raccolta tutti i gradesi. In ogni caso, mi pare che la scelta fatta dal governo crei un problema all’interno del centrodestra».

«Invito tutti a leggere Raimon Panikkar – rilancia Gherghetta -. Ragiona sul concetto di democrazia delle culture e della indispensabile loro pluralità: un concetto che andrebbe letto con attenzione. Panikkar si definisce 100% orientale e 100% occidentale e sostiene che solo il rispetto delle singole culture può portare a un progresso della società».

A spingere sulla legge dei dialetti è stata soprattutto la Lega Nord. In questo quadro il Carroccio sembra più vicino al Partito Democratico di quanto non sia vicino agli alleati del Pdl: «È la sinistra ad essere più vicina a noi, non il contrario – precisa il vicecapogruppo leghista del Consiglio regionale Federico Razzini -. Noi ci siamo sempre battuti per la valorizzazione delle tradizioni. Credo che nel caso specifico si stia facendo troppo rumore per nulla. La legge riguarda la valorizzazione dei dialetti in modo ampio, non vuole sostituire i cartelli stradali. Vuole solo introdurre alcuni cartelli per la toponomastica. Avrei preferito che il governo guardasse meglio la nostra proposta. Le preoccupazioni che ha espresso sono infondate e le cose su cui si può risparmiare sono altre».

 

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