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Semedella: incotro fra Esuli e Rimasti (Il Piccolo 20 apr)

CAPODISTRIA I capodistriani continuano a essere fedeli alle loro tradizioni. Anche quest'anno, nella seconda domenica dopo quella di Pasqua, si sono svolti i festeggiamenti in ricorrenza della Beata Vergine delle Grazie, nell'omonima chiesa di Semedella, fatta costruire dai cittadini della località istriana tra il 1630 e il 1640 come omaggio votivo e ringraziamento per la fine della pestilenza che nella prima metà del Seicento aveva devastato Capodistria e fatto morire buona parte dei suoi abitanti. Capodistriani esuli e capodistriani rimasti, come secondo tradizione, si sono dati appuntamento per la Santa Messa, concelebrata per l'occasione da Monsignor Metod Pirih, vescovo della diocesi di Capodistria, con la partecipazione di don Giovanni Gasperutti, parroco di Aquilinia. Presente, in questa particolare circostanza, anche il coro dei fedeli della Comunità degli italiani di Fiume, con la quale la Comunità degli italiani ”Santorio Santorio” di Capodistria – che organizza i tradizionali festeggiamenti – da anni mantiene buoni rapporti. Quest'anno, la festa ha coinciso con un anniversario particolare, i 200 anni della morte del vescovo Bonifacio da Ponte, ultimo vescovo della diocesi di Capodistria durante la Serenissima prima che, nel periodo austriaco, fosse costituita un'unica diocesi di Capodistria e Trieste. Un contributo alla ricorrenza l'hanno data anche le Poste slovene, che hanno emesso un francobollo dedicato a Bonifacio da Ponte ed hanno predisposto un annullo postale celebrativo. Alla Santa messa, sempre come secondo tradizione, ha fatto seguito un incontro conviviale di tutti i presenti, capodistriani di oggi e quelli di ieri, uniti dall'amore per la loro città. Pochi però i giovani. Quest'anno, in particolare, si e' sentita tantissimo la mancanza di Lino Cernaz, ex presidente della Comunità degli italiani ”Santorio Santorio”, scomparso prematuramente l'estate scorsa, che è stato per lunghissimi anni una delle persone più impegnate nella riscoperta e il mantenimento di questa tradizione, rivelatasi utilissima anche per riavvicinare esuli e rimasti.

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