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Il libro di Vidali (Il Piccolo 20 apr)

LETTERE

Mi ha molto colpito la lettera appassionata del sig. Bruno Cavicchioli pubblicata su « Il Piccolo» di giovedì 8 aprile. Anche a me hanno dato assai fastidio le esternazioni dell’assessore regionale Violino al quale evidentemente la vittoria elettorale della Lega Nord in altre regioni italiane ha dato parecchio alla testa. Non mi sarei mai sognato però di paragonare i friulani di oggi agli aguzzini nazisti e ai cosiddetti «titini infoibatori» dei terribili anni della seconda guerra mondiale. E perché fra i cattivi non nominare anche i fascisti repubblichini? Anche quelli ne hanno combinate di cotte e di crude. Certe dimenticanze mi lasciano sempre con un fondo di sospetto… Comunque quello che volevo sottolineare è che ho apprezzato in modo particolare la citazione tratta dal libro di Vittorio Vidali «Ritorno alla città senza pace» (Vangelista 1982). Fu il penultimo libro autobiografico scritto da Vidali. L’altro, «Comandante Carlos» (editori Riuniti, giugno 1983) precedette di poco la sua morte, avvenuta il 9 novembre 1983. L’uscita del libro fu seguita da pesanti polemiche da parte dell’Skgz (Unione economica culturale slovena). Forse non tutti sanno che i libri di Vittorio Vidali, a cominciare dal famosissimo «Diario del XX Congresso» (Vangelista, 1974) furono tutti ferocemente attaccati dalla locale comunità slovena filo-titina, che lo accusava di aver favorito il ritorno dell’Italia a Trieste nel 1954. In realtà io ebbi modo di parlare con lui in numerose occasioni, ed egli sostenne sempre di essersi battuto fino in fondo perché a Trieste rimanesse il Territorio Libero, quella specie di stato-cuscinetto fra Italia e Jugoslavia comprendente la zona A e la zona B. Questi si evince anche dai suoi discorsi riportati nell’opuscolo intitolato «Sangue su Trieste» pubblicato nel novembre 1953 come supplemento al quotidiano «Il Lavoratore» in seguito ai tragici fatti di sangue di piazza Sant’Antonio. Purtroppo non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ed ancora oggi i nostalgici della Jugoslavia di Tito vedono Vittorio Vidali come il fumo negli occhi.

Gianni Ursini

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