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Gorizia: atti solo in italiano, salta l’udienza (Il Piccolo 17 dic)

di LUIGI TUREL

Il ticket per parcheggiare nella zona blu non era tradotto in sloveno. Per questo si era opposto alla multa. Ieri la prima udienza davanti al Giudice di pace: l’avvocatura del Comune ha presentato sì le sue controdeduzioni ma il fascicolo era scritto nella sola lingua italiana. Tanto è bastato perché il magistrato decidesse di rinviare l’udienza. Appuntamento al 25 maggio, sperando che sia la volta buona per chiudere il contenzioso. Sempre che gli atti depositati dal dirigente del Comune siano stati tradotti in sloveno.

«E poi si criticano i tempi della giustizia. Non solo. Per colpa del Comune aumentano anche i costi per arrivare a sentenza», sbotta Dimitrj Tabaj che dei diritti sanciti dalla legge di tutela degli sloveni è uno strenuo quanto battagliero difensore. E in questo caso è anche nel ruolo del malcapitato automobilista che aveva trovato sotto il tergicristallo dell’auto l’avviso della sanzione per mancata esposizione del ticket. Avviso, ovviamente, stampato in italiano.

Un contenzioso, questo, che va avanti ormai da due anni. Ricorda così l’inizio Tabaj che risiede a Sant’Andrea: «Sia chiaro che non speravo di farla franca non sborsando per il ticket. Il fatto è che al totem, dopo aver introdotto la moneta, ho premuto il tasto che indica la traduzione del tagliando in sloveno. Ho premuto il tasto, ma il biglietto che mi sono ritrovato in mano era tradotto in francese».

Continua: «Mi sono opposto alla multa perché pretendo che i diritti sanciti dalla legge di tutela vengano rispettati. Ho scritto alla Polizia municipale che mi venisse recapitato l’avviso dell’infrazione, quell’avviso che ho trovato sotto il tergicristallo, tradotto in sloveno. Credo di essere stato costretto ad inviare due, o tre lettere prima di poter leggere l’avviso in sloveno».

Ricorda ancora Tabaj: «Avevo segnalato quanto mi era capitato in una lettera pubblicata sul Piccolo. Tra le prese di posizione che si sono sviluppate in seguito, anche quella di Gentile, oggi assessore alla Polizia municipale. Gentile, oltre a bollarmi come ”estremista filosloveno” mi aveva consigliato, con un tono ironico, di ricorrere al Giudice di pace per fa valere le mie ragioni. E al consiglio aveva aggiunto la postilla: ”Immagino il risultato”».

«Io ringrazio Gentile per il consiglio, infatti ho fatto ricorso al Giudice di pace. Il suo è stato un consiglio prezioso», dichiara ancora Tabaj. Aggiunge: «Il Comune, pur sapendo che chiedo la documentazione bilingue, mi spedisce gli atti solo in italiano e per averli tradotti in sloveno devo sollecitare più volte. Alla fine, però arrivano. Ma non sono arrivate scritte in sloveno le controdeduzioni all’istanza che avevo promosso davanti al Giudice di pace seguendo il consiglio di Gentile. E il giudice di fronte a un diritto negato, il mio ad avere gli atti in sloveno, non ha potuto fare altro che aggiornare l’udienza. Ecco il risultato immaginato da Gentile: giustizia lenta con i maggiori costi che ricadono sulla collettività».

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