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Gli irredentisti in cerca di un’identità (Il Piccolo 31 ott)

TRIESTE Tradurre talvolta è impossibile. Significa dare una diversa forma fisica alla parola mantenendone al contempo il valore spirituale. Le scuole di pensiero sono tante, resta il fatto che, come disse Croce, è anche vero che la traduzione è un atto d’amore, il desiderio di possedere intimamente un’opera. Ne sono stati testimoni i tanti autori e interpreti presenti a Iperporti, l’evento letterario i cui incontri – tra il Caffè San Marco e la Scuola Superiore di Lingue Moderne – hanno seguito il fil rouge della traduzione, unito al tema della frontiera.

Un esempio è ”Irredenti Redenti” della tedesca Renate Lunzer: un libro che, come ha osservato Claudio Magris, ci restituisce una riflessione che va oltre il tema specifico. Perché la questione dell’irredentismo triestino, osservato dallo sguardo dei maggiori intellettuali, ha provocato essenziali domande sull’identità di una patria, anticipando le successive tragedie europee.

Libro più snello, nella traduzione italiana, come ha detto Gianfranco Hofer, ma soprattutto: «testo che ha seguito una sorta di percorso incrociato – ha aggiunto Elvio Guagnini – di qua e di là dal confine». Iperporti, con le sue rotte di pensiero, ha previsto un ampio spazio dedicato alle donne, sia autrici che traduttrici. Oltre a Renate Lunzer, di particolare interesse l’opera di Carol Ann Duffy, ”La moglie del mondo”, tradotta da Giorgia Sensi che ha esaminato le difficoltà nel riprodurre in italiano gli effetti ritmici della versione inglese. La poetessa britannica emerge soprattutto per temi che coniugano il femminismo all’ironia, la capacità di destrutturare, tramite lo sguardo delle loro compagne, la mitologia che circonda uomini celebri e ingombranti.

Il corpo femminile a partire dai miti rivisitati è invece il soggetto di ”Corporea”, l’antologica curata da Loredana Magazzeni e Brenda Porster (con Fiorenza Mormile e Anna Maria Robustelli). L’amore, la maternità, l’erotismo, ma anche la malattia e la decadenza sono le questioni affrontate dalle due curatrici presenti a Trieste, prendendo spunto dal corpo nella poesia femminile contemporanea inglese.

Infine due scrittori, interpretati da voci di donne, hanno concluso gli appuntamenti della mattinata. Alenka Jovanovski, traduttrice slovena di Italo Calvino, ha tracciato la genesi di un autore che in Slovenia ha conosciuto fama grazie a una generazione di post-modernisti, dalla fine degli anni ’80. E l’attuale traduzione di «Palomar» ha voluto essere un omaggio allo scrittore italiano, ma anche a un’epoca di raffinate interpretazioni in cui, nonostante le difficoltà, risalta sempre l’antelingua calviniana. Mentre Afrodita Cionchin, autrice delle versioni di Claudio Magris in romeno, ha sottolineato la complessità di traduzione dei termini dialettali dell’autore triestino. Ma sono infine gli ostacoli più ardui che provocano, nella propria lingua, la possibilità di concepire neologismi poi in uso nel linguaggio giornalistico e popolare.

E oggi alle 18.30, al Caffè San Marco, appuntamento con il sindaco-filosofo Massimo Cacciari.

Mary B. Tolusso

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