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Fini sponsor dei Balcani nella UE (Il Piccolo 22 set)

dall’inviato MAURO MANZIN

ZAGABRIA Il percorso che si è iniziato nel 1989 con il crollo della Cortina di ferro non sarà completato fino a quando i Paesi dei Balcani non saranno entrati a far parte dell’Unione europea. Il primo Paese che aprirà questo processo sarà la Croazia che a breve ultimerà il suo percorso verso Bruxelles. E proprio l’Unione europea diventerà quel balsamo in grado di cicatrizzare ferite che furono aperte dalla storia più di 50 anni fa. È questo il messaggio lanciato ieri a Zagabria dal presidente della Camera Gianfranco Fini al Sabor (Parlamento) di Zagabria nel corso della prima visita di un presidente della Camera al Parlamento croato.

Accolto dal presidente del Sabor, Luka Bebic, Fini ha ribadito il reciproco interesse «dei nostri popoli e delle nostre istituzioni a lavorare sempre di più congiuntamente per affrontare e risolvere problemi comuni». Fini ha ricordato poi come da sempre le istituzioni italiane hanno ritenuto di fondamentale improtanza l’ingresso della Croazia nell’Ue. «Si è trattato di un elemento comune alle varie maggioranze che in Italia hanno formato il governo negli ultimi anni», ha spiegato – ed «è un elemento che ci rende simili alla democrazia croata, visto che anche nel Sabor non vi è alcuna differenza tra maggoranza e opposizione sulla volontà di tagliare quanto prima il traguardo dell’adesione all’Unione europea». E qui Fini ribadisce come il processo iniziatosi nel 1989 con il crollo comunista non potrà ritenersi compiuto fino a quando tutte le democrazie dei Balcani non faranno parte dell’Ue. Poi Fini è passato a ricordare la storia degli ultimi 50 anni. «Se si conosce la storia – ha affermato – in certi momenti anche difficile, dolorsa, tragica che nel passato ha segnato alcuni momenti del rapporto dei nostri popoli (chiara l’allusione alla tragedia dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati) è di tutta evidenza che l’appartenenza della Croazia all’Unione europea è il miglior antidoto per evitare che incomprensioni e odi si ripetano nel futuro, ma è soprattutto il balsamo per contribuire a sanare antiche ferite».

Prospettive chiare alle massime autorità di entrambi i Paesi «come ha dimostrato – ha precisato Fini – il recente incontro a Trieste dei tre presidenti di Italia, Slovenia e Croazia da cui è emerso che questa prospettiva di rispetto delle identità e di demolizione di ogni discriminazione di carattere etnico linguistica è ben chiara anche a Zagabria con le recenti riforme costituzionali che il Sabor ha approvato», come la concessione del doppio voto alla minoranza italiana. «Si è introdotta così – ha concluso Fini – una sorta di discriminazione positiva. Un’ottimo esempio per tutti quei Paesi, in particolar modo dell’area balcanica, che hanno avuto e a volte hanno aperta la questione della pacifica convivenza tra gruppi etnico-linguistici diversi».

Da parte sua il presidente Bebic ha puntato il dito sul tema della collaborazione economica. «Vista l’importanza del Trattato di Lisbona – ha detto – bisogna cercare di vedere come i Parlamenti nazionali possono influire in modo più decisivo nell’ambito di quanto stabilito dall’Ue».

Poi Fini ha incontrato il premier croato, Jadranka Kosor. «Il Parlamento italiano sarà tra i primi a ratificare il trattato di adesione alla Ue della Croazia quando sarà sottoscritto»: è la promessa che egli ha fatto. In mezz'ora di cordiale incontro, Kosor ha illustrato a Fini tutti gli adempimenti fin qui svolti da Zagabria per adeguare le proprie normative alle regole comunitarie, manifestando l'auspicio per una adesione del suo Paese alla Ue entro il 2011, manifestando « gratitudine sincera» all'Italia per il suo sostegno verso questo obiettivo. Fini ha assicurato che la Camera sostiene l'adesione della Croazia alla Ue, sottolineando che il Paese «sta superando brillantemente ogni prova e merita l'adesione».

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