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22 set – Fini tra i connazionali di Pola

«L’Italia vi è grata per aver consentito il mantenimento dell’italianità in queste terre. E per aver contribuito ad avvicinare la Croazia all’Europa». È probabilmente questo il messaggio chiave che Gianfranco Fini, primo presidente della Camera a visitare la Croazia, a un passo dall’ingresso nell’Unione europea, ha voluto lanciare ieri sera rivolgendosi a una sala stracolma della Comunità degli italiani di Pola, la città simbolo dell’esodo.

Ma non è l’unico messaggio. La terza carica dello Stato, dopo aver ricordato che i “rimasti” hanno vissuto una storia travagliata alla pari degli esuli giuliano-dalmati, ha esortato i connazionali «a impegnarsi, se possibile con maggiore forza, affinché i legami con gli esuli, i vostri fratelli che se ne sono “andati”, si riannodino in modo ancora più compiuto». «Siete cittadini croati – ha ricordato il presidente della Camera – molti di voi sono anche cittadini italiani, fra poco sarete tutti cittadini europei. Quando la Croazia soddisferà i criteri per l’ingresso nell’area Schengen, scomparirà anche l’ultima frontiera che ancora vi divide dall’Italia».

È un Fini emozionato, lo sottolinea lui stesso in apertura del suo intervento, anche perché un incontro del genere fino a pochi anni fa, all’ombra dell’Arena, sarebbe stato impensabile. Ma che ieri, dopo un paziente lavoro delle diplomazie, è diventato realtà. Il presidente della Camera lo sa bene, ma sa anche che «i tempi sono cambiati», «che la politica dei piccoli passi ha portato a grandi risultati» come, ad esempio, (e lo cita lui stesso) l’incontro fra i tre Capi di Stato a Trieste lo scorso 13 luglio in occasione del concerto di Muti. Ma anche l’istituzione del «Giorno del ricordo», sono sempre parole del presidente della Camera, «al fine di mantenere viva nel popolo italiano la memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo delle genti giuliane e dalmate». O, infine, ricorda sempre Fini, la recente sentenza della Corte suprema croata che riconosce agli stranieri, e quindi anche agli italiani, «il diritto di beneficiare, a parità di condizioni, della legge sul risarcimento dei beni nazionalizzati dal regime comunista». «Se questo Paese sta cambiando e in meglio – ammette Fini – lo si deve anche a voi, perché voi siete portatori degli ideali e dei valori del multiculturalismo, della tolleranza, del dialogo, che sono i valori dell’Unione europea». Il presidente della Camera, al termine dell’intervento, annuncia quindi che il Parlamento italiano si impegna a modificare anche la legge triennale sui finanziamenti alla minoranza italiana che risiede in Slovenia e Croazia, trasformandola in una norma di “interesse permanente” che dia certezza di fondi alle nostre comunità.

Concetti che vengono ripresi anche dal presidente dell’Unione italiana Furio Radin che, dopo aver evocato l’immagine tristemente famosa dell’esule che si imbarca sul “Toscana” e vede per l’ultima volta l’Arena, sottolinea con forza: «La storia fatta di esodo, di foibe, di fascismo e antifascismo, ma anche di villaggi slavi bruciati, non deve farci più ripetere gli errori del passato». E riconosce «a Gianfranco», così lo definisce con tono amichevole, di aver contribuito a superare le ferite del passato, «con la sua intelligenza e con le sue aperture». «Perché è chiaro a tutti che senza di noi, qui oggi non si parlerebbe l’italiano. Senza di noi queste terre avrebbero perso la loro identità». «Ma tutto ciò è stato possibile anche grazie alla nostra solidarietà e alla nostra volontà di convivenza con la componente maggioritaria croata». «L’Ue – rimarca Radin – rappresenta quindi per noi il superamento di confini ingiusti».

«Siamo profondamente convinti – gli fa eco il presidente della giunta Maurizio Tremul – sul fatto che sia necessario investire sulla comunità nazionale, sugli esuli, nella logica di sviluppo e di crescita quale volano per il nuovo rinascimento della cultura e della lingua italiana dell’Alto Adriatico».

Alessio Radossi su Il Piccolo del 22 settembre 2010

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