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Delegazione ANVGD Barletta, il 10 Febbraio solenne cerimonia alla Provincia

Il 10 Febbraio scorso, nella sala del Consiglio Provinciale di Barletta-Andria-Trani gremita di studenti e dirigenti scolastici delle principali scuole della Provincia, presenti anche i sindaci di Trani, Andria, Trinitapoli, Canosa di Puglia, ha avuto luogo una solenne commemorazione del Giorno del Ricordo 2012.

La cerimonia è iniziata con l’ascolto dell’inno nazionale seguito da un minuto di silenzio e la successiva proiezione del documentario “Foibe- Martiri dimenticati” a cura del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana e dalmata di Trieste, realizzato in occasione dell’inaugurazione del nuovo monumento della foiba di Basovizza svoltasi il 10 febbraio 2007.

Sono seguiti i saluti del presidente della provincia dott. Francesco Ventola. È intervenuto, poi, con una toccante prolusione, il presidente del Consiglio provinciale Luigi Riserbato, il quale, rivolgendosi in particolar modo ai numerosi studenti presenti, ha fatto memoria della immane dimensione della tragedia vissuta nel dopoguerra dagli italiani della Venezia Giulia, italiani innocenti scomparsi improvvisamente nelle foibe o in altri modi disumani, vittime di un odio alimentato da una perversa ideologia e coloro che (350.000) hanno sopportato la immane sofferenza dell’esodo ma che con grande coraggio e dignità, hanno saputo cominciare una nuova vita.

            Ha preso quindi la parola il delegato provinciale Anvgd prof. Giuseppe Dicuonzo il cui testo del suo intervento riportiamo di seguito:        

 

«Ringrazio voi tutti per aver accolto, anche quest’anno, l’invito a celebrare qui, insieme, il Giorno del Ricordo rinnovando un sentimento ed un clima di autentica vicinanza e solidarietà tra le istituzioni e le rappresentanze degli esuli. Non si tratta di una delle tante Giornate celebrative di cui è costellato il nostro calendario; il 10 febbraio è, a tutti gli effetti, una “solennità civile”, occasione solenne per far conoscere e spiegare a tutti gli italiani una pagina della nostra storia, che è anche la loro. Noi esuli ci sentiamo tutori orgogliosi e tenaci della minoranza che conosce quest’immane tragedia del Novecento, abbiamo il compito di diffondere la verità, di onorare le migliaia di connazionali assassinati nei modi più barbari e più atroci, di ricordare tutti coloro che, sequestrati proditoriamente, alle loro case non hanno fatto più ritorno. Fu un genocidio e non va più sussurrato a bassa voce perché la stagione dei silenzi e dell’oblio è finita e ciò va ribadito a chi negli ultimi tempi ha tentato maldestramente di giustificare la storia delle foibe attraverso una macabra logica di compensazione storica come la presenza di sedicenti storici di impostazione negazionista o giustificazionista alle cerimonie commemorative di Foibe ed esodo che costituiscono un atto fortemente ingiurioso nei confronti di coloro che sono state vittime di tali tragedie.

            Comunque, ciò premesso, non è in questa sede che dobbiamo ripercorrere tutti gli eventi susseguitisi dal 1943 al 1983 ma, per dare un senso alle sofferenze degli esuli, brevemente, anche se doloroso, voglio ricordare alcuni martiri delle tragedia istriana nati nel territorio della nostra provincia tra i quali:

Ruggiero Marzocca carabiniere di Barletta catturato senza motivazione con forza dal IX Corpus dei comunisti sloveni, infoibato. Riccardo Porro bersagliere di Andria fatto prigioniero nel territorio di Monfalcone e sparito nel nulla. Scommegna Francesco aviere di Barletta, catturato e, senza regolare processo, rinchiuso nelle carceri di Monfalcone ed infoibato. Gargano Savino militare di Barletta scomparso nelle foibe prima del 1°maggio 1945. Renata Lembo, casalinga di Canosa di Puglia, vedova Cernigoi, nata nel 1913; abitava a Laurana un Comune sul mare a 20 chilometri da Fiume. Nel maggio del 1945, quando aveva 32 anni fu arrestata senza motivazioni sparita nel nulla.

Ed ancora: Lionetti Vincenzo di Barletta ucciso con una fucilata nel tristemente noto lager iugoslavo di Borovnica quando era allo stremo delle forze. Giuseppe Sfregola di Barletta ucciso nella strage di Porzus dai militanti gappisti a tradimento poiché questi, per difendere l’identità italica del Friuli, rifiutarono di sottomettersi al Pci ed alle gerarchie comuniste titine slovene.

            Questa giornata è ricca di molte cose da scoprire, da dire, da presentare.

Nella Venezia Giulia i partigiani del maresciallo Tito non condussero una guerra di liberazione ma di conquista territoriale. Per balcanizzare quelle terre il dittatore iugoslavo aveva bisogno di estirpare il campo dalla gramigna italiana che infestava la zona, mettendo in atto un regime di terrore con eliminazione degli italiani; quell’inumana ferocia che si manifestò con le foibe dove furono gettate migliaia di persone, donne, vecchi, bambini senza alcuna colpa, travolti da sentimenti di vendetta antitaliana. La pulizia etnica titina fu attuata dagli sgherri di Tito con la complicità dei delatori locali, italiani rinnegati che miravano ad impossessarsi dei beni delle vittime. Tutto ciò, alla fine si completò con l’Esodo e la sostituzione degli italiani con etnie allogene provenienti dai Balcani. 350.000 istriani, fiumani e dalmati lasciarono la loro terra, la loro casa, i loro beni, i loro defunti.

Naturalmente è doloroso ricordare come furono accolte queste popolazioni al loro arrivo nella madrepatria: gli insulti, fischi e sputi a Venezia, Ancona, Bari quando le navi cariche di profughi attraccavano ai porti. Le minacce di sciopero a Bologna per evitare che i profughi ammassati nei treni avessero modo di rifocillarsi al posto di ristoro organizzato dalla Pontificia Opera di Assistenza. La costante azione di diffamazione operata per indicare come ricchi borghesi “fascisti” che fuggivano dal Paradiso terrestre del comunismo di Tito e pertanto criminali da affidare alla polizia. Le gravi offese di un dirigente della Camera del Lavoro di Genova durante la campagna elettorale dell’aprile del 1948 che arrivò ad affermare: “In Sicilia hanno il bandito giuliano, noi qui abbiamo i banditi giuliani.

Una cosa è certo, con il Trattato di pace di Parigi del 1947 ed i Trattati che ne seguirono, venne calpestata ed annullata una comunità delle più pacifiche e laboriose che vivevano in terre da secoli abitate da genti appartenenti alla nazione italica da quando furono costituite province romane. Così definite da Dante nella Divina Commedia ( l’Inferno Canto IX ): Sì come a Pola, presso del Carnaro ch’Italia chiude e i suoi termini bagna che in nessun modo si aspettava di essere ignorata e vilipesa dalla Patria che, pur perdente nel conflitto, subì senza resistenza una dolorosa ed ingiusta amputazione. Inoltre, larga parte della resistenza italiana del nord-est, anziché appoggiare il Comitato di Liberazione Nazionale, caldeggiò e si trovò alleata con le truppe ed i partigiani titini visti come liberatori, non capendo quale tragico errore storico, politico, umano e nazionale veniva compiuto sulla pelle dei giuliano-dalmati.

 

Ancora oggi ben pochi sanno che l’Italia, anche contro le condizioni del Trattato di Pace, usò i beni lasciati dagli esuli per pagare i danni di guerra alla vittoriosa ex Jugoslavia ed ancora oggi gli esuli rivendicano una giusta ed equa definizione per i beni abbandonati, espropriati, perduti, per ottenere, un doveroso indennizzo da parte dell’Italia, che usò tali beni per conto di tutta la comunità nazionale.

Gli esuli ed i loro discendenti non vogliono nessuna politica revanscista, anzi la rifiutano, non vogliono nemmeno spostare i confini orientali: chiedono ed esigono che la loro tragedia, anzi questa tragedia italiana, venga conosciuta da tutti. In conclusione voglio citare un pensiero di Francesco Guicciardini, umanista fiorentino :” Pregate Iddio di essere sempre dalla parte dei vincitori: vi loderanno anche per ciò di cui non avete alcun merito. Se sarete invece tra i perdenti vi condanneranno anche per ciò che non avete commesso”».

Sono seguiti, infine, i ringraziamenti di tutto il Consiglio provinciale e di tutto il pubblico presente al prof. Dicuonzo per il suo intervento di carattere informativo e storico della tragica vicenda. Nell’occasione è stato firmato il Protocollo d’intesa tra la Provincia di Barletta – Andria – Trani e l’Anvgd Barletta, ottenuto grazie al prezioso interessamento dell’assessore dott. Dario Damiani, per la promozione e la realizzazione delle manifestazioni commemorative del 10 febbraio-Giorno del Ricordo ed interventi di approfondimento storico-culturali nelle scuole rivolti ad insegnanti e studenti.

Il Presidente Ventola ha ricevuto dalla Delegazione Anvgd: un folder di francobolli commemorativo del Giorno del Ricordo; u’agendina dell’ Anvgd 2012 ; il volume Immagini, luci e suoni della Regione Friuli Venezia Giulia.

 

A Trani la mostra iconografica a cura dell’Anvgd Barletta

Inoltre, il giorno 9, era già stata allestita ed inaugurata una mostra fotografica a cura della delegazione Anvgd di Barletta-Andria-Trani, in collaborazione con la Provincia, fortemente voluta dall’assessore al bilancio della provincia dott. Dario Damiani e che è rimasta aperta fino al 14 febbraio.

La mostra ripercorre con didascalie ed immagini la storia delle terre giuliano-dalmate dalla preistoria al trattato di Osimo del 1975. Ad impreziosire l’esposizione i tanti pannelli raffiguranti particolari di foibe, la Risiera di San Saba a Trieste che fu anche uno dei 136 campi profughi esistenti in Italia, alcune foto dell’epoca delle principali città della Venezia Giulia, la foto della nave “Toscana” ed altro ancora.

 

Michele Dicuonzo

Anvgd Giovani

Delegazione di Barletta – Andria – Trani

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