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D’Annunzio e Fiume: ciclo di incontri a Trieste (Il Piccolo 08 ott)

TRIESTE In occasione dei novant’anni dall’impresa di D’Annunzio a Fiume, l’Università e il Comune di Trieste dedicano a quegli avvenimenti due occasioni, un seminario e una mostra, per approfondire le diverse sfaccettature e interpretarne i lasciti.

Oggi alle 16 (aula OB edificio H3 di piazzale Europa) prende il via, con Giulia Caccamo che parlerà di ”Fiume e la politica estera italiana”, una serie di nove conversazioni che si rivolge in primis agli studenti del corso di storia contemporanea che il prof. Raoul Pupo tiene alla Facoltà di Scienze Politiche – di cui il ciclo di incontri rappresenta uno dei seminari a latere – ma che negli intenti degli organizzatori è aperta a tutti. Anche a quanti, al di fuori dell’ambiente accademico, sono interessati ad approfondire gli avvenimenti di quella vicenda.

Organizzato in collaborazione con il Comune, che ospiterà alcuni incontri nell’auditorium dell’ex Pescheria, il seminario userà la vicenda fiumana come una cartina di tornasole per leggere la crisi in cui precipitò il vecchio stato liberale nato dal Risorgimento e toccherà tutti gli aspetti che la questione di Fiume stimola all’indagine degli storici, badando a mantenere uno sguardo privilegiato sulla dimensione adriatica.

«Fiume scardina la politica estera – afferma il professor Pupo, che ha curato l’organizzazione del seminario – disarticola i rapporti tra le forze armate e le istituzioni e rappresenta un punto di osservazione per capire come l’Italia, che pure era uscita vittoriosa dalla guerra, precipiti nella crisi che la porterà alla dittatura fascista».

Tanti sono gli aspetti che destano l’interesse degli storici. Per esempio la ribellione militare, laddove proprio con il colpo di mano di D’Annunzio la tradizionale obbedienza degli ufficiali allo stato lascia spazio alla politicizzazione delle èlites militari. Le cui prime conseguenze si potranno intravedere nella crisi del ’22, al tempo della marcia su Roma, quando la mancata certezza che l’esercito avrebbe all’occorrenza sparato sui fascisti che muovevano sulla capitale fu tra le cause che indussero il re a non firmare lo stato di assedio.

Tra gli interventi previsti, che saranno a cadenza quasi settimanale e che si concluderanno il 10 dicembre, si parlerà anche di come D’Annunzio creò proprio a Fiume una nuova comunicazione politica fatta di slogan, di gesti, di un fraseggiare corto e dal gesto perentorio, degli artisti che seguirono il Vate nella sua reggenza fiumana e del rapporto contraddittorio tra Mussolini e D’Annunzio.

Pietro Neglie si soffermerà sul quel gran calderone che prese il nome di ‘diciannovismo’ e nel quale ribolliva di tutto, arditismo e futurismo, destra e sinistra, spinte rivoluzionarie e conservatrici, un bel brodo di coltura per i sansepolcristi e il loro fascismo delle origini, magma irrequieto e ancora indistinto.

A fine ottobre invece, il soppalco della ex Pescheria ospiterà una mostra documentaria di taglio didattico-divulgativo sulla vicenda fiumana. Si potranno ammirare fotografie, cartoline, giornali d’epoca e altro materiale proveniente dai musei cittadini del Risorgimento, di Storia patria e dallo Schmidl, oltre che dalla fototeca. Tra i pezzi interessanti che saranno esposti, lo spartito dell’inno dei volontari fiumani e alcuni autografi di D’Annunzio.

Con questa mostra, spiega l’assessore alla Cultura Massimo Greco, il Comune prosegue sulla linea di una politica culturale che collega la grande storia al territorio. Dopo la mostra sul novantesimo della fine della prima guerra mondiale dello scorso anno, l’attenzione verso l’impresa fiumana non poteva che esserne un logico succedaneo. Come, a sua volta collegata, sarà la mostra sull’arte futurista che si aprirà a fine anno.

Paolo Marcolin

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