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Catalogo dell’arte sacra in Istria (Voce del Popolo 06 ago)

di Helena Labus Bačić

Il ricco patrimonio censito, descritto e fotografato grazie a un progetto ambizioso sostenuto da Regione e Diocesi
In un ampio ed esaustivo catalogo tutta l’arte sacra dell’Istria
Curato dal noto studioso Ivan Matejčić, dovrebbe articolarsi in sette libri di un certo spessore, con testi in croato e in italiano

PARENZO – Il ricco patrimonio di arte sacra dell’Istria riunito in un ampio catalogo. È questo l’obiettivo che si sono impegnati di realizzare il presidente della Regione Istriana, Ivan Jakovčić, e monsignor Ivan Milovan, vescovo della Diocesi di Parenzo e Pola, firmando di recente una lettera d’intenti, atto che ha sancito l’inizio di un certosino lavoro di raccolta e di descrizione delle numerose testimonianze dello spirito creativo dell’uomo nel corso dei secoli. Ne abbiamo parlato con Ivan Matejčić, conservatore, archeologo e noto studioso di storia dell’arte, sotto la cui guida verrà realizzato questo ampio progetto.

“Questa iniziativa prende spunto da un esempio concreto, quello di Zara, dove il ricco patrimonio artistico e culturale delle chiese della Dalmazia settentrionale è stato presentato in una serie di libri di grande qualità, sia per quanto riguarda i testi, sia per quanto riguarda la veste grafica – esordisce Matejčić –. Per illustrare meglio l’idea, ho mostrato queste pubblicazioni al vescovo Milovan e ai suoi collaboratori, al che in seno al Dipartimento per la Cultura della Regione Istriana è stato deciso di avviare il progetto che dovrebbe comprendere una serie di monografie sotto il titolo ‘Il patrimonio artistico della Chiesa istriana’.

Prima di avviare il lavoro vero e proprio, bisognava capire se in Istria esistevano monumenti degni di venir inseriti in una pubblicazione del genere. Terminato questo lavoro, si è visto che in Istria troviamo un numero più elevato di monumenti e artefatti di valore, ovvero di quelli che meritano di essere pubblicati in una monografia, di quelli esistenti nella Dalmazia settentrionale. L’unica differenza sta nelle dimensioni di alcuni monumenti e artefatti. Infatti, quelli dalmati sono più imponenti, visto che Zara è stata sempre una città più grande. Il nostro catalogo dovrebbe contare sette libri di notevole spessore, mentre i testi saranno in croato e italiano”.

Il catalogo comprenderà opere provenienti da tutta l’Istria?

Da tutta l’Istria in senso amministrativo, non in quello geografico. La Diocesi di Parenzo e Pola copre esattamente il territorio che si trova sotto l’amministrazione della Regione Istriana e, dal momento che praticamente il 70 per cento del patrimonio artistico e culturale dell’Istria è sacrale, possiamo dire che così sarà messa a punto la storia dell’arte istriana. Il catalogo sarà sistematizzato in base alla tecnica d’espressione, ovvero verrà trattata la scultura dall’epoca paleocristiana fino al XIX secolo, la pittura, l’architettura…

Il seguente passo è stato quello di appurare se disponiamo di un numero sufficiente di esperti nei vari campi della storia dell’arte in grado di scrivere testi di alta qualità e siamo giunti alla conclusione che qui non ci saranno problemi. Secondo i nostri calcoli, il progetto dovrebbe venir realizzato nell’arco di dieci anni. I finanziamenti necessari verranno assicurati dalla Regione e dalla Diocesi, ma contiamo di ottenere pure i mezzi dai fondi europei, dal Ministero della Cultura e dalla Regione Veneto. Credo che questo catalogo contribuirà a far conoscere meglio il patrimonio artistico dell’Istria e la sua importanza nel contesto europeo e mondiale.

Quali sono gli esempi di arte sacra più importanti e di maggior valore nella penisola?

Gli esempi più importanti sono quelli che non si trovano da nessun’altra parte. L’Istria si distingue per il più grande numero di chiese paleocristiane del IV, V, VI o VII secolo che sono ancora in funzione. Tra queste sono da menzionare la Basilica Eufrasiana, la Cattedrale di Pola del V secolo, la chiesa di Santa Fosca di Gimino, la chiesa di Santa Maria Formosa di Pola… In altre zone, tali chiese sono molto spesso rinvenute soltanto come resti archeologici. Sono più o meno una decina gli esempi di chiese che non sono cambiate più di tanto negli ultimi 1.500 anni. Questo livello di conservazione dei templi cristiani vuol dire anche una grande quantità di capitelli, statue, altari, rilievi e altri elementi del decoro della chiesa che datano dai primi secoli del cristianesimo.

Soltanto alcune zone in Italia possono essere paragonate all’Istria per il numero e la qualità di artefatti e monumenti provenienti da quell’epoca. Nelle epoche successive, l’Istria non è più un grande centro artistico, ma vi troviamo numerose opere d’arte importate, anche di qualità. Però, se osserviamo il fenomeno della pittura murale, l’Istria è senza dubbio la regione con il maggior numero di chiese medievali dagli interni decorati con affreschi. Ovviamente, tutte queste pitture murali messe insieme non valgono quanto un metro quadrato di un affresco di Giotto o di Michelangelo, ma è tuttavia un valore enorme avere in uno spazio più o meno ristretto addirittura 101 chiesetta completamente affrescata. Si tratta di un documento eccezionale che parla della cultura artistica, della mentalità e della cultura in generale della gente dell’epoca.

Qual è l’importanza del patrimonio artistico e culturale dell’Istria nel contesto europeo e mondiale?

È imprescindibile il valore del patrimonio dell’Istria nel contesto europeo e mondiale, soprattutto nell’epoca paleocristiana e nel romanico. Non è possibile scrivere una storia dell’arte seria senza includervi i monumenti istriani, come lo è, ad esempio, la Basilica Eufrasiana, che vanta un’aula di rappresentanza al primo piano dell’Episcopio, l’unica al mondo rimasta praticamente intatta dal VI secolo fino al giorno d’oggi. Lo stesso discorso vale per la pittura murale medievale, come ho già rilevato.

Negli ultimi dieci anni abbiamo fatto nuove e interessanti scoperte nell’ambito della scultura rinascimentale del XV-XVI secolo. Abbiamo, infatti, trovato una trentina di sculture lignee di buona qualità, importate da Venezia. A Venezia, sculture di questo genere non si trovano più perché nell’epoca barocca sono state in gran parte sostituite da quelle di marmo. Però, nelle cittadine istriane di modesti mezzi, queste sculture si sono mantenute presentando oggi una grande ricchezza. In questo contesto mi è stato riferito da una collega italiana che “il capitolo sulla scultura lignea veneziana si scrive partendo dall’Istria”.

Uno dei monumenti più importanti dell’Istria è certamente il complesso della Basilica Eufrasiana, che nel 1997 è stata inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Quanto questa categorizzazione aiuta nell’opera di conservazione di questo eccezionale complesso?
L’inserimento nella Lista aiuta in senso morale, non quello materiale. Adesso non si può più vendere il gelato nei pressi della Basilica, tanto per illustrare la situazione. D’altro canto, si esige il massimo standard qualitativo nell’opera di conservazione del complesso.

Quanto sono alti gli standard di conservazione del patrimonio storico-culturale in Croazia? È soddisfatto della situazione?

Fino a dieci anni fa, gli standard professionali nell’attività di conservazione e restauro erano a livello europeo, quindi molto alti. Negli ultimi dieci anni, nel periodo in cui il Ministero della Cultura era stato gestito dal ministro Biškupić, il livello di cura è diminuito sensibilmente, in contemporanea con il calo drastico di quadri esperti nelle Sovrintendenze per la conservazione dei Beni storico-culturali. Il criterio della professionalità è stato soppiantato dalla burocratizzazione, dettata dalla politica.

Qualche anno fa, a Fiume sono stati svolti gli scavi archeologici nei pressi del campanile del Duomo ed è stata riportata alla luce una porzione del mosaico della basilica paleocristiana sulla quale è sorta in seguito la chiesa attuale. Il mosaico è stato quindi nuovamente interrato e coperto con l’asfalto, in attesa di una soluzione di presentazione.

Secondo Lei, qual è il miglior modo di metterlo in mostra senza danneggiarlo?

Già vent’anni fa, quando è stato scoperto il mosaico “per la prima volta” nell’ambito di certi lavori comunali, la mia proposta era di metterlo “sotto tetto”. Un mosaico simile è molto importante per Fiume, che non è una città ricchissima di reperti del genere. Quindi, secondo me sarebbe necessario regolare urbanisticamente quella zona e realizzare una specie di “atrio cittadino” sotto il quale il mosaico, che è essenzialmente una forma artistica pensata per decorare gli interni e non gli esterni, potrebbe essere protetto dalle intemperie e allo stesso tempo visibile. Ogni altro metodo di presentazione potrebbe danneggiarlo. Si tratta di un reperto importante per Fiume, che non viene percepita come una città “di storia”. Bisogna ricordare, infatti, che i mosaici e le sculture sono i documenti più eloquenti del passato di una città.

 

(courtesy MLH) 

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