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Caos politico in Slovenia. Türk striglia il parlamento (Il Piccolo 02 nov)

Il ciclone referendum che si è abbattuto sullo scenario politico sloveno rischia di fagocitare nella sua furia anche il governo Janša. E, in questo momento di crisi economica e sociale (non dimentichiamo che a metà novembre la Slovenia scenderà in piazza per manifestare contro la politica del rigore varata dall’esecutivo) un vuoto di potere sarebbe una catastrofe. Lo sa bene il capo dello Stato, Danilo Türk che a questo punto, con maggioranza e opposizione che si dichiarano guerra senza esclusione di colpi, interviene e invita le parti a fermare i carri armati, a fermare le macchine e ricominciare un corretto confronto politico e democratico.

 

La proposta di Türk è, in questo senso, chiarissima: il governo ritiri la legge sulla “Bad Bank” e sull’Agenzia unica di gestione dei beni dello Stato e, allo stesso tempo, l’opposizione ritiri la propria richiesta di referendum sulle stesse normative. Türk ritiene la richiesta dei 30 deputati per il referendum assolutamente «legittima». «La più grande forza di opposizione (Slovenia positiva, ndr) – dichiara – ha usato lo strumento estremo (referendum, ndr), che in queste situazioni non è il benvenuto, uno strumento che però io capisco in quanto la ritengo la conseguenza della mancanza di preparazione della coalizione di governo a confrontarsi seriamente con il parere dell’opposizione parlamentare e degli esperti».

 

Il presidente della Repubblica, a questo punto, chiede che le istituzioni si riapproprino del proprio ruolo garantito in una democrazia e che il Parlamento ritorni a ricoprire il potere legislativo che gli è proprio. Bisogna superare «la prassi intimidatoria e la politica basta sulla vittoria a colpi di maggioranza». Per il capo dello Stato tutte le energie devono essere indirizzate a cercare soluzioni che superano gli schieramenti partitici grazie alle quali la Slovenia potrà uscire dalla crisi. Türk, a questo punto, fa una proposta precisa: il governo assieme ai gruppi parlamentari dell’opposizione dia vita a un gruppo di lavoro di esperti che nel più breve tempo possibile predisponga una rilettura delle due leggi “attaccate” a colpi di referendum. E poi richiama il Parlamento ai suoi doveri istituzionali, ossia quelli di legislatore e si assuma la responsabilità sia in tema di gestione dei beni dello Stato sia per quanto attiene l’azione di risanamento del sistema creditizio del Paese.

 

Ricordiamo che 30 deputati hanno depositato le firme necessarie per chiedere i due referendum (ultima possibilità per andare alla consultazione popolare dopo che il Consiglio di Stato aveva bocciato l’istanza) a pochi minuti dalla mezzanotte di martedì scorso quando scadeva il termine previsto per legge. Il presidente del Parlamento Gregor Virant, leader dell’omonima lista e partner di governo, ha però fatto sapere che, per quanto concerne il referendum relativo alla Bad Bank le firme depositate non sono le originali, bensì una loro copia scannerizzata. Virant ha così deciso di consultarsi sull’ammissibilità o meno dell’istanza referendaria e che una sua decisione sarà resa nota oggi.

 

Pronta la risposta di Slovenia positiva affidata al capogruppo parlamentare Jani Möderndorfer: «Le firme scannerizzate non sono nient’altro che la copia elettronica delle originali – sostiene – e poi non c’è nessuna norma di legge che precisa che le firme depositate devono essere in originale, l’importante è che sia chiaramente dichiarata la volontà dei deputati sottoscriventi». «E poi – afferma ancora il capogruppo di Sp – la scannerizzazione è una prassi oramai consolidata in Parlamento. Se ora andassimo a vedere quali e quanti provvedimenti siano stati approvati con la “firma elettronica”, beh dovremmo annullare praticamente il 50% delle leggi in vigore». Una cosa però è indiscutibile: Zoran Jankovi„, sindaco di Lubiana e leader di Slovenia positiva, partito che ha ottenuto la maggioranza relativa alle ultime elezioni politiche dello scorso anno ma che è stato relegato ai banchi dell’opposizione perché il suo leader non è riuscito a coagulare attorno a sè una coalizione di governo, ha dichiarato una guerra totale al premier Janša. E le vittime, come sostiene Virant, saranno i cittadini sloveni.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 2 novembre 2012

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