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Anche gli italiani difesero la Carinzia dagli slavi (Il Piccolo 04 set)

LETTERE

In relazione ai recentemente ricordati fatti, con morti e feriti, che nel 1919 sconvolsero la Stiria e la Carinzia meridionale per l’invasione e l’occupazione da parte dei nazionalisti sloveni, desiderosi di annettere tali territori al nascente nuovo regno jugoslavo e guidati in particolare dall’ex ufficiale austro-ungarico Rudolf Maister passato serbi (artefice fra l’altro anche della strage di Marburg/Maribor con 13 morti fra i civili di madrelingua tedesca), segnalo che tutt’ora nel centro di Velden, l’elegante località turistica sul Wörther See ben nota in ambito internazionale, esiste un cippo che testualmente tradotto dice: «Fino a qui e non oltre giunsero i cavalieri serbi nel 1919».

Il cippo, voluto negli anni ’30 dalla nobile famiglia Bulfon del posto, pur essendo praticamente circondato dalle numerose eleganti boutiques, ristoranti, gioiellerie, hotels, casinò, ecc. viene costantemente mantenuto in ordine e onorato dai carinziani, ancor oggi lieti per lo scampato pericolo di dover finire, come più tardi avvenne per l’Istria, sotto il tallone di Belgrado.

E se tale libertà prevalse lo si deve alla dura reazione dei Corpi Franchi volontari regionali e soprattutto all’intervento delle truppe anche italiane facenti parte, dopo la vittoria del 1918, del Consiglio Supremo Alleato presente in Austria fino al Trattato di Saint-Germain del 1920, che con fermezza respinsero gli sloveni dietro le Caravanche; più tardi il plebiscito popolare sancì il diritto per la Carinzia di rimanere austriaca nel mentre gli accordi di pace assegnarono la Stiria meridionale, inclusa Marburg divenuta Maribor, alla Jugoslavia.

Fabio Ferluga

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