ANVGD_cover-post-no-img

Alleanza Adriatica (Voce del Popolo 29 mag)

di Milan Rakovac

Ara ciò, forse finalmente se farà ‘sta beata PAX ADRIATICA, po! L’Italia se ga mosso, tutti a Zagabria, un drio l’altro; prima Piero Fassino (l’autore de quella Ost Politik italiana, retoricamente ancora in barca), dopo ‘riva Frattini e dopo de lui anche Berlusconi, e infine Fini. Tutto un remitur de via-vai oltre l’Adriatico. Ma chi diria! Un vero ponte politico, altroche s’cinche; come quel altro, me par impreditor de Ancona, o chi mai, che ‘l volessi far ponte Ancona-Zara, ma ponte-ponte, real e non virtual, te ga voia!!!

È la centesima volta che mi ritrovo a dover spiegare il contesto croato e le simpatie ataviche. La Croazia continentale prova una forte attrazione nei confronti del mondo germanico, ma l’attrazione che l’area adriatica del Paese prova nei confronti del mondo latino, e più in generale mediterraneo, è altrettanto forte. Queste due tendenze, queste due filosofie determinate dai legami storici, dovrebbero trovare finalmente una sinergia, dovrebbero fondersi in un tutt’uno…

Certo, per il futuro del Paese è altrettanto importante la PAX BALCANICA. Per quanto riguarda la sfera culturale si è giunti a buon punto, lo stesso dicasi anche per quanto attiene all’economia, ma bisogna fare di più sul piano della politica, e soprattutto c’è moltissimo lavoro da fare per quanto attiene alla psicologia di massa, con particolare riferimento a quanto avviene sulla direttrice Belgrado-Zagabria.

Da Istriano non posso non evidenziare quanto sia fondamentale impostare un dialogo e un’amicizia cordiale e franca tra la Croazia e l’Italia. Si tratta di una sinergia importantissima per i due Paesi e per i due popoli. Un legame stretto tra la Croazia e l’Italia significa per entrambi i Paesi poter contare su un partner affidabile, e una solida bilaterale adriatica farebbero dell’ALLEANZA ADRIATICA un’area europea da prendere ad esempio, uno spazio nel quale risolvere i rapporti balcanici, definire la riconciliazione e impostare su basi sane gli assetti locali. Ovviamente, il pomo della discordia non manca, è la sindrome dell’esodo, ma anche su questo tema la controversia sembra rientrar. I nostri esuli impostano rapporti sempre migliori con le terre d’origine, lo fanno sia a livello di associazioni sia, fatto ancor più importante, a livello individuale. Lo fanno anche i vertici delle loro organizzazioni. Qui vorrei sottolineare il ruolo fondamentale dell’Edit e della Voce del Popolo, ovvero la piena apertura dei media italiani nei confronti degli esuli, circostanza che consente il costante miglioramento dei rapporti tra le due sponde dell’Adriatico. E per rapporti intendo quello tra gli italiani e le loro terre d’origine, quello interetnico (del quale sono un testimone diretto, visto che sono molto spesso in contatto con numerosi Istriani all’estero), ma anche quello interstatale. Rimane comunque il fatto che a tutti i problemi sollevati dagli esuli vanno date risposte. A mio avviso (oltre a riconoscere i risarcimenti applicando le norme degli Accordi esistenti), la Croazia deve favorire e sostenere il ritorno degli esuli nelle terre natie anche appoggiando le idee quali quella volta a trasformare Piemonte d’Istria in una città dove potranno trovare spazio tutti coloro che vorrebbero tornare, ma non hanno un posto dove andare… Evidentemente i caldi venti primaverili soffiano anche attorno alla Farnesina, e la sua più recente iniziativa volta a contribuire al miglioramento dei rapporti (già buoni) tra l’Italia e la Croazia è il miglior contributo allo sviluppo del dialogo adriatico. Al contempo l’Italia ha forse compreso seriamente che bisogna dedicarsi alle sinergie con gli Slavi del Sud delle quali parlava Cavour, e la crisi e il nuovo spirito europeo favoriscono la nascita di una partnership sincera.

L’Italia sta inoltre volgendo lo sguardo verso l’Adriatico e i Paesi adriatici e comincia a guardarli come possibili, affidabili partner con i quali avviare progetti a lungo termine. Credo che oggi sia più chiaro di quanto non lo sia mai stato prima nella storia quale ruolo potrebbero avere le penisole Balcanica e Appenninica se unissero i loro INTERESSI. Innanzitutto rappresenterebbero il nuovo centro del Mediterraneo, un centro nel quale si unirebbero le sue sponde settentrionali e quelle meridionali. Perché, come un tempo la Serenissima mantenne il titolo di Signora del Mediterraneo puntando sul commercio e non sulle guerre – così i legami più recenti tra l’area balcanica e l’Italia da una parte e il mondo arabo dall’altra rappresentano una base più che solida per inaugurare nuove alleanze – che non abbiano nulla di coloniale, né di eurocentrico, né di paternalistico.

Inoltre l’alleanza balcanico-appenninica copre anche uno spazio importante tra il nord e il sud, tra l’est e l’ovest dell’Europa, ma anche tra l’Europa e l’Asia. Certo perché un’alleanza del genere possa nascere è necessario innanzitutto porre le basi dando vita a rapporti adriatici sani, ma il tandem Aldo Moro-Miloš Minić fu l’ultimo ad occuparsi di queste cose!

C’erano di mezzo i nazional-egoismi che “regolavano” i rapporti, una politica indifferente e superficiale poco saggia. Il primo passo per giungere a questo obiettivo è indubbiamente un accordo incentrato sulle future euroregioni, in particolare quelle nell’Alto Adriatico, tra Roma, Lubiana e Zagabria. L’area transfrontaliera è già pronta, forse domani lo saranno anche le metropoli nazionali.

Il contesto UE ci offre nuove opportunità, ora tutto dipende soltanto da noi. L’Italia, la Croazia e la Slovenia spero siano finalmente pronte per confrontarsi con i propri interessi strategici e cercare di realizzarli.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.